Doc. LVII n. 4-A
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Onorevoli Colleghi! - Il Documento di economia e finanza 2011 rappresenta il primo atto del nuovo ciclo di programmazione economica e finanziaria delineato, in attuazione del cosiddetto semestre europeo, dalla legge n. 39 del 2011, di modifica della legge di contabilità e finanza pubblica.
A seguito delle modifiche introdotte alla disciplina di bilancio, il Documento di economia e finanza diviene il principale strumento della programmazione economico finanziaria, che ricomprende lo schema del Programma di stabilità e lo schema del Programma nazionale di riforma, documenti, questi ultimi, che dovranno essere presentati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile. I contenuti specifici del Documento sono articolati in tre sezioni.
La prima sezione espone lo schema del Programma di stabilità, che contiene tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
La seconda sezione contiene una serie di dati e informazioni che il Governo era in passato tenuto a fornire nell'ambito della Relazione sull'economia e la finanza pubblica e della Decisione di finanza pubblica. In questa sezione è previsto che siano individuate regole generali sull'evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l'esigenza, evidenziata in sede europea, di individuare forme efficaci di controllo dell'andamento della spesa pubblica, anche attraverso la fissazione di tetti di spesa.
Tale sezione è corredata di una Nota metodologica in cui sono esposti i criteri di formulazione delle previsioni tendenziali a legislazione vigente.
La terza sezione reca, infine, lo schema del Programma nazionale di riforma, che contiene gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per tale Programma. Il Programma nazionale di riforma, che costituisce la più rilevante novità del Documento di economia e finanza, è un documento strategico che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova «Strategia Europa 2020». In tale ambito sono, in particolare, indicati:
lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti;
le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità;
gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività;
i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
Al Documento di economia e finanza sono, inoltre, allegati il Programma delle infrastrutture strategiche previsto dalla «legge obiettivo» n. 443 del 2001, nonché lo stato di avanzamento del medesimo programma relativo all'anno precedente, un documento, predisposto dal Ministro dell'ambiente,
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sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra derivanti dagli obblighi internazionali assunti dall'Italia in sede europea e internazionale, e sui relativi indirizzi; un documento recante l'esposizione, con riferimento agli ultimi dati di consuntivo disponibili, delle risorse del bilancio dello Stato destinate alle singole regioni, nonché uno specifico rapporto sullo stato di attuazione della legge di riforma della contabilità e finanza pubblica.
Per quanto attiene ai contenuti del Documento di economia e finanza, occorre preliminarmente rilevare che il Parlamento, con l'approvazione della legge n. 39 del 2011, ha voluto cogliere tempestivamente l'opportunità, rappresentata dall'introduzione del semestre europeo, per adeguare l'attività di programmazione economico-finanziaria nazionale, avviando una discussione, destinata a proseguire nei prossimi mesi, sulle scelte fondamentali di politica economica in grado di incrementare la crescita e l'occupazione.
Il semestre europeo non dovrebbe peraltro risolversi in un mero adeguamento procedurale ma incidere anche sui contenuti del dibattito politico, favorendo l'adozione di quelle decisioni, talvolta non facili, ma alle quali è legato il futuro del Paese.
Assume a riguardo una particolare rilevanza il Programma nazionale di riforma quale strumento attuativo della strategia Europa 2020. Attraverso i programmi nazionali di riforma l'Unione europea intendere sollecitare, promuovere e facilitare l'attuazione di determinati interventi nei singoli Stati membri, senza peraltro sostituirsi in alcun modo ai Governi ed ai Parlamenti nazionali. La strategia Europa 2020, in coerenza con il principio di sussidiarietà, si limita a definire degli obiettivi, costruire degli indicatori qualitativi e promuovere lo scambio di pratiche virtuose, rimettendo agli Stati la scelta degli strumenti e delle azioni giudicati più opportuni.
È bene innanzitutto sottolineare come gli obiettivi della strategia Europea 2020 coincidano pienamente con le priorità nazionali in materia di politica economica. Ciò vale, in particolare, per le riforme strutturali volte ad accrescere la competitività e la produttività del sistema Italia. Il Programma nazionale di riforma rappresenta quindi un'importante occasione per avviare una discussione pubblica, a partire dalle sedi parlamentari, ma con l'obiettivo di coinvolgere le forze economiche e sociali e di sensibilizzare i cittadini, sulle riforme necessarie a promuovere la crescita economica nella misura necessaria ad assicurare la stabilità dei conti pubblici.
Il coinvolgimento dell'opinione pubblica appare necessario al fine di superare quelle resistenze che - va riconosciuto - hanno sino ad oggi ostacolato l'approvazione di una serie di riforme di carattere strutturale di cui pure il Paese ha estremo bisogno. Mentre, infatti, i benefici delle riforme strutturali hanno un carattere diffuso e si manifestano solo nel medio e lungo termine, gli effetti negativi delle stesse riforme colpiscono gruppi di interesse e categorie professionali bene organizzati, ampiamente introdotti nei circuiti comunicativi e in grado di esercitare pressioni sugli organi di decisione politica.
È pertanto estremamente significativo l'ampio dibattito che, per la prima volta, in Parlamento e sui media ha accompagnato la presentazione del Programma nazionale di riforma, al contrario di quanto avveniva in occasione della presentazione di analoghi piani nell'ambito della strategia di Lisbona.
Un'altra discontinuità rispetto al passato che merita di essere sottolineata riguarda le modalità di predisposizione e di verifica dell'attuazione dei piani nazionali di riforma. Il tentativo è infatti quello di andare oltre il metodo aperto di coordinamento, che aveva presieduto all'attuazione della strategia di Lisbona, introducendo elementi che richiamano le ben più vincolanti procedure proprie del Patto di stabilità e crescita, anche attraverso l'esame contestuale dei programmi nazionali di riforma e dei programmi di stabilità.
L'Italia ha tutto l'interesse a sollecitare l'Unione europea a procedere in
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questa direzione. L'Italia ha bisogno di riforme strutturali ma è anche interessata a che gli altri Paesi membri facciano la propria parte per trarne i relativi benefici. Andrebbe a riguardo valutata la possibilità di proporre l'introduzione di meccanismi premiali, ad esempio in termini di fondi strutturali, al fine di accelerare l'attuazione delle riforme previste dalla strategia Europa 2020.
Andrebbe, inoltre, rafforzato il più possibile il ruolo della Commissione europea, tradizionalmente imparziale e volto a tutelare gli interessi dell'Unione e, quindi, meno esposto alle pressioni degli Stati politicamente più influenti. La Commissione dovrebbe sostenere ed accompagnare gli sforzi posti in essere a livello nazionale e in modo analogo, pur nel rispetto del proprio ruolo istituzionale, dovrebbe operare il Parlamento europeo. Con questo non si intende certamente disconoscere al Consiglio, l'unico organo politicamente legittimato, il potere decisionale, ma tutto dovrebbe avvenire nel quadro di un procedimento trasparente e collaborativo guidato dalla Commissione.
Sotto il profilo istituzionale, l'attuazione del Programma nazionale di riforma sembra presupporre due fondamentali discontinuità. Un nuovo modo di legiferare che, analogamente al Programma come disciplinato dal Codice di condotta, si ponga degli obiettivi, valuti i costi e quantifichi i risultati. In altri termini, l'analisi di impatto della regolamentazione non può rimanere solo sulla carta e, con i necessari adeguamenti, deve divenire la prassi delle nostre amministrazioni, almeno per quanto riguarda le riforme strutturali. In secondo luogo, occorre coinvolgere pienamente nei processi di riforma gli altri livelli di governo. Il quadro delle competenze definite dal Titolo V della Costituzione evidenzia, ad esempio, l'impossibilità di una nuova politica industriale e della ricerca senza coinvolgere le regioni. La semplificazione delle procedure e degli adempimenti che riguardano le imprese non può prescindere dalla considerazione della dimensione regionale.
Quanto all'analisi del contenuto del Documento, la prima sezione dà conto dell'andamento dell'economia mondiale, che nell'ultimo scorcio del 2010 ha registrato un rallentamento della crescita; nel 2011 dovrebbe, invece, riscontrarsi una crescita dell'economia globale del 4 per cento ed una espansione del commercio mondiale pari al 7,1 per cento. Per quanto riguarda l'economia italiana, il Documento di economia e finanza registra gli effetti delle incertezze che caratterizzano le prospettive economiche mondiali, determinate dal difficile contesto internazionale e dall'esaurirsi delle politiche di stimolo fiscale e monetario che hanno caratterizzato il trascorso biennio. In questo contesto, rivedendo in senso prudenziale le stime contenute nella Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013, il Documento prevede una crescita del PIL dell'1,1 per cento per il 2011, mentre le stime riferite al triennio successivo prevedono una crescita rispettivamente dell'1,3 per cento per il 2012, dell'1,5 per cento per il 2013 e dell'1,6 per cento per il 2014. Le stime per il 2011 collocano il nostro Paese ad un livello di crescita leggermente inferiore a quello registrato nell'area dell'euro, nella quale la Commissione stima una crescita del prodotto interno lordo dell'1,6 per cento.
Per quanto concerne i risultati del 2010, il Documento di economia e finanza evidenzia come l'economia italiana sia cresciuta dell'1,3 per cento, ad un tasso analogo a quello registrato da altri Paesi europei, leggermente superiore a quanto stimato nella Decisione di finanza pubblica presentata a settembre 2010, che stimava una crescita del PIL nella misura dell'1,2 per cento.
Il Documento di economia e finanza ipotizza inoltre una crescita dell'inflazione, dovuta principalmente alle tensioni esistenti sul mercato petrolifero, stimando un incremento del deflatore dei consumi nel 2011 fino al 2,3 per cento, a fronte dello 1,5 per cento registrato nel 2010, destinato comunque a riassorbirsi nel triennio successivo, nel quale il deflatore
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dovrebbe essere pari al 2 per cento nel 2012 e al 1,8 per cento nel 2013 e 2014.
Per quanto riguarda la finanza pubblica, la prima sezione del Documento di economia e finanza, aggiornando il quadro programmatico di finanza pubblica contenuto nella Decisione di finanza pubblica presentata lo scorso settembre, prevede in primo luogo un miglioramento dei dati relativi all'indebitamento netto per l'anno 2010, il cui rapporto rispetto al PIL è stato pari al 4,6 per cento, a fronte del 5 per cento previsto per lo stesso anno dalla Decisione di finanza pubblica. L'indebitamento strutturale ha rappresentato, invece, il 3,5 per cento del PIL. Nell'anno in corso, l'indebitamento strutturale sarà pari al 3 per cento del PIL, mentre quello nominale raggiungerà il 3,9 per cento. Il percorso di miglioramento proseguirà inoltre nel prossimo triennio, al termine del quale l'indebitamento netto programmato sarà pari allo 0,2 per cento del PIL, con un progressivo avvicinamento al raggiungimento dell'obiettivo di pareggio bilancio strutturale nel medio termine. Per il quadriennio 2011-2014, il disavanzo strutturale è stimato ridursi ad un tasso di 0,5 punti percentuali nel primo anno e ad un tasso di 0,8 punti percentuali nei successivi tre anni, in linea con gli orientamenti strategici per le politiche economiche approvati dal Consiglio Europeo a fine marzo e con il pacchetto di atti normativi che dovranno dare corpo al rafforzamento della governance economica europea. In base a tali orientamenti, si richiede infatti un consolidamento dei bilanci pubblici operando aggiustamenti strutturali superiori allo 0,5 per cento annuo del PIL, cui affiancare riforme del mercato del lavoro e politiche di sostegno alla crescita.
In particolare, nel 2012, come richiesto dalla Commissione europea per la chiusura della procedura per disavanzo eccessivo aperta contro l'Italia nel 2009, il saldo strutturale scenderà sotto la soglia del 3 per cento, attestandosi al 2,2 per cento. Nel biennio 2013-2014, il Documento di economia e finanza fissa un obiettivo di saldo strutturale pari, rispettivamente, all'1,4 per cento e allo 0,5 per cento. Gli obiettivi strutturali indicati si traducono in termini nominali in un indebitamento netto pari al 2,7 per cento 2012 del PIL, all'1,5 per cento del PIL nel 2013 e allo 0,2 per cento del PIL nel 2014. In questo contesto, il Documento prevede un progressivo incremento dell'avanzo primario programmatico, che passa dallo 0,9 per cento del 2011 al 5,2 per cento del 2014. Per raggiungere gli obiettivi di indebitamento netto, il Documento di economia e finanza evidenzia come sarà necessaria una manovra correttiva cumulata di 2,3 punti percentuali del PIL per il biennio 2013-2014. Sul piano strutturale la manovra richiesta è invece pari, come già segnalato, allo 0,8 per cento del PIL per ciascuno degli anni 2013 e 2014.
Per quanto riguarda, invece, il debito pubblico, il Documento prevede che nell'anno in corso il rapporto tra debito e PIL passi dal 119 per cento nello scorso anno al 120 per cento, per poi iniziare un progressivo calo, che porta tale rapporto al 119,4 per cento nel 2012, al 116,9 per cento nel 2013 e al 112,8 per cento nel 2014, in ragione della sensibile riduzione del fabbisogno che compensa, almeno in parte, la più moderata dinamica del ciclo economico. Anche in questo caso, come rilevato tra l'altro dalla Banca d'Italia nella sua audizione, i programmi contenuti nel Documento appaiono coerenti con le nuove regole numeriche di evoluzione del debito in corso di definizione in sede europea. Infatti, considerando che le nuove regole dovrebbero avere applicazione a partire dal triennio 2013-2015, esse richiederebbero il raggiungimento di un rapporto tra debito e PIL del 111 per cento nell'ultimo anno del triennio. Il conseguimento di tale rapporto richiederebbe una riduzione del rapporto tra debito e PIL di poco meno di due punti percentuali rispetto a quanto programmato per l'esercizio 2014, riduzione che appare pienamente realizzabile in base ai dati contenuti nel Documento in esame.
Nel loro complesso le indicazioni contenute nel Documento in ordine alle previsioni di finanza pubblica confermano l'opportunità degli orientamenti assunti in
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questi anni dal Governo, che ha portato avanti con coerenza una politica volta ad assicurare la stabilità e la solidità dei bilanci pubblici, che - come evidenziato più volte anche in sede europea - costituisce un presupposto imprescindibile per una crescita duratura ed equa. In questa ottica, appare meritevole di approfondimento la proposta contenuta nella premessa del Documento relativa all'introduzione nella nostra Costituzione di un nuovo vincolo della disciplina di bilancio, che integri quanto previsto dall'articolo 81 della nostra Carta fondamentale costituzionalizzando le nuove regole di bilancio europee.
Venendo al Programma nazionale di riforma contenuto nel Documento di economia e finanza, in vista dell'avvio del semestre europeo dal gennaio 2011, l'Italia ha già presentato, lo scorso autunno, come stabilito per ciascuno Stato membro dalla Commissione europea per la fase transitoria, un progetto preliminare di Programma nazionale di riforma, in merito al quale la Commissione bilancio si è espressa con la risoluzione 8-00095 approvata il 12 novembre 2010. Tale risoluzione aveva già definito quattro questioni essenziali, quella meridionale, quella fiscale, quella nucleare e quella legale, per favorire la crescita senza incrementare il disavanzo e nel rispetto dei vincoli di riduzione del debito pubblico, indicando una serie di riforme prioritarie in merito:
al debito pubblico, per garantire stabilità all'economia, con la riforma pensionistica, il completamento del federalismo fiscale e la riforma complessiva del sistema tributario;
alla competitività del sistema produttivo italiano con l'introduzione di zone a burocrazia «zero» nel Mezzogiorno, la revisione del modello contrattuale di lavoro e l'approvazione di una legge annuale sulla concorrenza;
al sistema dell'istruzione e formazione, nonché a politiche inerenti al lavoro con l'attuazione di un piano triennale per il lavoro e l'incremento del tasso di occupazione delle donne e dei giovani;
all'incentivazione della ricerca e dell'innovazione con apposite iniziative volte a favorire l'utilizzo di energie rinnovabili e le riduzioni delle emissioni, nonché un nuovo ruolo dell'energia nucleare.
Nella sua versione aggiornata, contenuta nel Documento di economia e finanza 2011, il Programma nazionale di riforma illustra gli obiettivi e le azioni di riforma tra loro integrate considerate necessarie per eliminare gli squilibri macroeconomici, potenziare la competitività del Paese, stimolare la concorrenza nel mercato dei prodotti e migliorare le condizioni del mercato del lavoro, nel quadro di una rafforzata sostenibilità delle finanze pubbliche.
Le misure descritte nel Programma nazionale di riforma sono ispirate dall'azione comunitaria per creare un'Europa competitiva, inclusiva e sostenibile, e rispondono alle priorità elencate nell'Analisi annuale sulla crescita (Annual Growth Survey) della Commissione europea, alle azioni previste dal Patto Euro Plus per aumentare il grado di competitività e convergenza, nonché agli obiettivi specifici previsti dalla Strategia Europa 2020 declinate negli obiettivi nazionali. Ricordo che la Commissione bilancio ha recentemente esaminato l'Analisi annuale della crescita ed ha approvato, il 7 aprile 2011, un articolato documento finale che è stato trasmesso alle competenti istituzioni europee e nazionali.
Come ribadito nel Programma nazionale di riforma, i pilastri principali sui cui fondare un'azione di riforma volta a superare le principali criticità dell'economia italiana sono rinvenibili nell'attuazione del federalismo fiscale, nel riordino del sistema fiscale, nella promozione di interventi di tipo regolatorio finalizzati ad incrementare l'efficienza del sistema economico e nell'adozione di iniziative per orientare il risparmio privato verso obiettivi di politica economica.
Tali indirizzi dovrebbero stimolare il tasso di crescita dell'economia, contribuendo in tal modo al processo di riduzione del debito, nonché favorire la riduzione
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dei divari territoriali, qualificati nel Documento come «vero problema per l'Italia», e rendere più competitive le imprese nazionali.
L'indicazione delle riforme già avviate e di quelle programmate per il raggiungimento dei target nazionali fissati nella Strategia Europa 2020 è preceduta da un'analisi quantitativa, realizzata sulla base della metodologia sviluppata nell'ambito del Lisbon Assessment Framework (LAF), che ha svolto un ruolo significativo nell'individuazione delle priorità di politica economica e delle aree di policy critiche dei Paesi membri, contribuendo alla definizione di quelli che sono stati definiti i «colli di bottiglia» (bottlenecks), ossia i fattori che costituiscono un impedimento alla crescita del Paese e su cui è necessario intervenire.
A tale riguardo, la Commissione europea ha analizzato le componenti del PIL per l'Italia che contribuiscono negativamente alla crescita, sia in termini assoluti che in relazione alla media EU15, evidenziando come il significativo rallentamento dell'economia italiana degli ultimi anni sia dovuto sostanzialmente alla permanenza di numerosi aspetti critici nelle componenti strutturali della crescita, come la persistente rigidità nel mercato del lavoro e il basso grado di competizione nel mercato dei prodotti.
Per l'Italia, i principali obiettivi da perseguire per favorire la crescita individuati dal Consiglio europeo del giugno 2010 sono:
il consolidamento fiscale durevole e la riduzione del debito pubblico;
l'incremento della produttività in termini di allineamento dei salari alla produttività e di riduzione delle disparità regionali;
l'aumento del tasso di occupazione delle donne, dei giovani e dei lavoratori anziani;
l'apertura ulteriore del mercato dei servizi e delle industrie di rete e il miglioramento dell'efficienza amministrativa;
il miglioramento del capitale umano, attraverso il collegamento tra scuola e mercato del lavoro, nonché l'aumento della spesa privata in ricerca e sviluppo.
Le principali misure nel Programma nazionale di riforma sono state sinteticamente riportate in un prospetto, posto in calce alla terza sezione del Documento di economia e finanza, che si compone di diverse voci che hanno lo scopo di descrivere le riforme, quantificarne l'impatto sul bilancio pubblico ed evidenziare la loro funzionalità rispetto agli obiettivi comunitari.
Le azioni di riforma sono state raggruppate nelle seguenti macro-aree d'intervento:
1) contenimento della spesa pubblica;
2) energia e ambiente;
3) federalismo;
4) infrastrutture e sviluppo;
5) innovazione e capitale umano;
6) lavoro e pensioni;
7) mercato dei prodotti, concorrenza ed efficienza amministrativa;
8) sostegno alle imprese.
Per ciascuna misura viene individuato il riferimento normativo, cui segue una breve descrizione della misura stessa e l'indicazione dello stato di implementazione e avanzamento, con specifiche indicazioni anche in ordine alla tempistica di attuazione.
Per ciascuna misura si valuta, laddove possibile, l'impatto sulla finanza pubblica, in termini di maggiori o minori spese ovvero maggiori o minori entrate. Nel prospetto, sono inserite misure con impatto negativo sulla finanza pubblica, fermo restando che vi possono essere anche misure senza nessun impatto e altre che consentono risparmi di spesa e aumenti di entrate. Le misure sono quindi ordinate in base agli obiettivi e alle priorità definite a livello europeo con l'Analisi annuale della crescita.
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Va sottolineata che una specifica attenzione è stata data alle misure rientranti nell'ambito della priorità n. 8 dell'Analisi annuale della crescita, relativa alla necessità di liberare le potenzialità del mercato unico, individuando misure frontloading, cioè di pronta attuazione per rafforzare la crescita e uscire dalla crisi. In particolare, l'Italia considera fondamentali le riforme del mercato dei servizi e dei prodotti, attraverso il completamento ed il potenziamento dell'attuazione della direttiva sui servizi, e quelle volte a risolvere problemi di natura fiscale e doganale, nonché a migliorare l'ambiente imprenditoriale e l'efficienza amministrativa, al fine di incrementare il livello di competitività del nostro sistema produttivo.
Con specifico riferimento ai «colli di bottiglia» (bottleneck) dell'economia italiana ciascuna misura è stata inclusa in una delle seguenti aree:
consolidamento fiscale e debito pubblico (bottleneck n. 1);
competitività salari e produttività (bottleneck n. 2);
mercato prodotti - concorrenza ed efficienza amministrativa (bottleneck n. 3);
innovazione - ricerca e sviluppo (bottleneck n. 4);
ridurre le disparità regionali (bottleneck n. 5).
Sono, quindi, indicati gli obiettivi in base alla Strategia Europa 2020:
aumento della quota di fonti rinnovabili;
aumento del tasso di occupazione;
aumento dell'efficienza energetica;
riduzione dell'abbandono scolastico;
miglioramento dell'istruzione universitaria;
aumento della spesa in ricerca e sviluppo e innovazione.
Secondo quanto esposto nel Documento di economia e finanza 2011, sulle prospettive di crescita dell'economia italiana va considerato l'impatto degli interventi strutturali previsti nel Piano nazionale di riforma.
Ai fini della valutazione quantitativa di tali effetti sull'economia, nella prima sezione del Documento è riportato un esercizio di simulazione, finalizzato a quantificare i guadagni in termini di crescita, occupazione, consumi ed investimenti derivanti dalle misure relative alle seguenti macro-aree: lavoro e pensioni; mercato dei prodotti; concorrenza ed efficienza amministrativa, innovazione e capitale umano; sostegno alle imprese; infrastrutture e sviluppo.
Secondo la simulazione, le suddette misure determinerebbero nel quadriennio 2011-2014 un impatto positivo sul tasso di variazione del PIL rispetto allo scenario macroeconomico di base, pari in media a 0,4 punti percentuali l'anno.
Analogamente, l'effetto sul tasso di variazione dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione è stimato, per il periodo 2011-2014, in media annua intorno a 0,3 punti percentuali.
Il Documento considera effetti positivi sulle variabili macroeconomiche fino all'anno 2020.
Nell'analizzare tale impatto positivo, il Documento afferma peraltro che i risultati delle simulazioni devono essere interpretati con cautela poiché esse non tengono conto delle condizioni cicliche del sistema economico nel momento in cui le riforme vengono adottate.
Pertanto, in considerazione dell'attuale fase economica, caratterizzata da una ripresa alquanto debole dopo la crisi economico-finanziaria, allo scenario illustrato in precedenza si è deciso di affiancare uno scenario «prudenziale», dove l'entità degli effetti simulati attraverso i modelli è stata ridotta del 50 per cento.
Nella costruzione dello scenario macroeconomico 2011-2014 del Programma di Stabilità sono stati considerati questi effetti «prudenziali» limitando, inoltre, la valutazione solamente alle misure adottate
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nel 2010 e nell'anno corrente, in quanto gli effetti derivanti dalle riforme avviate negli anni precedenti sono comunque già incorporati nella definizione dello scenario macroeconomico di base.
Conclusivamente, può ritenersi che il Documento di economia e finanza 2011, pur essendo il primo redatto nella vigenza delle nuove regole nazionali ed europee, abbia ben interpretato lo spirito del semestre europeo e consentirà all'Italia di presentarsi con stime e riforme credibili, destinate ad essere implementate nei prossimi anni ma che fin da ora potranno sicuramente essere oggetto di positiva valutazione da parte delle istituzioni europee e degli altri Stati membri. Come emerso anche nel corso delle audizioni svoltesi, le previsioni contenute nel Documento di economia e finanza sono state stilate seguendo criteri estremamente prudenziali, garantendo in tal modo la credibilità del nostro Paese nei contesti europei e nei mercati internazionali. Le problematiche individuate nel Documento e le riforme indicate per farvi fronte sono il frutto di un analisi che largamente coincide con i documenti approvati unanimemente dalla Commissione bilancio in questi mesi, e, pertanto, è auspicabile che questo spirito di collaborazione possa essere confermato nell'esame di questo Documento e delle riforme necessarie ad attuare il Programma nazionale di riforma.
Gabriele TOCCAFONDI, Relatore,
per la maggioranza.
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PARERI AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS DEL REGOLAMENTO
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I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
(Relatore: VANALLI)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La I Commissione,
esaminato, per i profili di competenza il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4), che costituisce il nuovo documento di programmazione economica e finanziaria in base alla legge 7 aprile 2011, n. 39, di riforma della legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196);
premesso che:
il Patto per l'Euro, approvato dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2011, ha come obiettivo un più stretto coordinamento delle politiche economiche dei Paesi membri per la competitività e la convergenza;
gli Stati membri si sono impegnati, in particolare, a recepire nella legislazione nazionale le regole di bilancio dell'Unione europea (UE) fissate nel patto di stabilità e crescita;
ai singoli Stati è concessa la facoltà di scegliere, oltre l'esatta forma della regola, anche lo specifico strumento giuridico più idoneo, purché questo abbia una «natura vincolante e sostenibile sufficientemente forte»;
nel Programma di stabilità che introduce il DEF, il Governo italiano annuncia la decisione di introdurre in Costituzione un vincolo di bilancio in conformità con le nuove regole di bilancio europee e, a tal fine, si impegna a presentare in Parlamento un apposito disegno di legge di riforma costituzionale che comporterà, dunque, la modifica dell'articolo 81 della Costituzione per rendere ancora più stringente il vincolo di bilancio;
considerato che l'Italia è l'unico Paese d'Europa con una struttura economica fortemente duale, dove il differenziale tra nord e sud continua a crescere, l'intento del Governo di rilancio del mezzogiorno deve ritenersi imprescindibile da una serie di misure tese a rafforzare la sicurezza e la legalità, unitamente alla piena attuazione della riforma federalista, allo scopo di responsabilizzare maggiormente
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gli amministratori locali nel passaggio dalla spesa storica alla spesa standard;
i risultati emersi dall'analisi del documento sono incoraggianti, in quanto il deficit, coerentemente con le stime di settembre, è risultato inferiore all'obbiettivo, e la spesa primaria corrente è in diminuzione; inoltre il rientro del disavanzo al di sotto del 3 per cento, previsto per il 2012, e l'obbiettivo di pareggio di bilancio per il 2014, sono impegni fondamentali in grado di determinare un abbassamento del peso del debito consentendo di ottemperare alle regole europee: appare pertanto chiaro come il contenimento della spesa, fondato su analisi precise e dettagliate, rappresenti un passaggio importante ed anzi, obbligatorio, per il nostro Paese;
al tempo stesso si sottolinea la necessità di monitorare e correggere il Patto di Stabilità per i comuni al fine di distribuire in modo equo il contributo degli enti alla manovra di pareggio, considerando come la possibilità di spesa per gli enti virtuosi possa contribuire positivamente alla crescita sia a favore delle imprese private sia della occupazione lavorativa;
preso atto che:
il Programma nazionale di riforma (PNR), parte integrante del DEF, reca le azioni specifiche (già avviate o in programma) per rafforzare l'economia e garantire la stabilità finanziaria;
una cornice istituzionale all'insieme di tali azioni è fornita dal disegno di legge costituzionale di modifica degli articoli 41, 97 e 118 della Costituzione presentato dal Governo alla Camera (n. 4144) e il cui esame in sede referente è iniziato, nella Commissione Affari costituzionali, in coincidenza con quello del DEF;
il citato disegno di legge costituzionale del Governo si pone nell'ambito dell'indirizzo culturale e legislativo tracciato dal diritto comunitario che prevede il pieno dispiegarsi della libertà economica privata;
il Governo conta di raggiungere tali obbiettivi continuando principalmente sulla linea di rientro della spesa iniziata con il decreto-legge n. 78 del 2010 sul versante del contenimento dei costi della pubblica amministrazione e della politica in generale, e proseguita poi con la legge di stabilità 2011-2013: il Governo indica quindi una duplice strategia tesa ad una implementazione sempre maggiore della programmazione e del coordinamento europeo, unita ad un attento monitoraggio della finanza pubblica, con particolare riferimento alla riduzione della spesa primaria;
rilevato tuttavia come la politica di limitazione della spesa e di abbattimento del debito pubblico debba essere accompagnata, nel suo iter, anche da una lungimirante ed attenta politica di crescita tale da aumentare la competitività delle imprese, l'occupazione e la produttività;
considerato che l'implementazione di piani industriali e la diminuzione della pressione fiscale, attraverso un crescente impegno al contrasto dell'evasione fiscale rappresenta un punto inderogabile per il Governo finalizzato non solo a debellare per sempre lo squilibrio esistente tra chi paga le imposte e chi le evade, ma, al contempo, ad aprire alla possibilità di riduzione delle aliquote fiscali;
in questi termini, peraltro, occorre evidenziare come la riforma federalista nel nostro paese rappresenti non solo un processo di revisione della spesa e di autonomia tributaria, ma anche un importante strumento di snellimento dell'assetto amministrativo dello Stato, sia centrale che periferico, il quale risponde perfettamente alle nuove priorità evidenziate dall'UE, come l'efficienza e la razionalizzazione delle spese e della pubblica amministrazione;
i programmi delineati nel DEF sono quindi pienamente in linea e perfettamente corrispondenti con le regole di
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bilancio europee esistenti e con le nuove regole che si stanno delineando con la riforma della governance economica europea;
tutto questo evidenzia, per l'ennesima volta, la grande partecipazione che l'Italia vuole intrattenere con l'Europa: partecipazione ad azioni comuni e condivise che non sempre trovano riscontro in tutti i paesi europei quando ad esempio si trattano temi culturali, sociali ed identitari, ma che sono altrettanto, se non più importanti, di programmazione e bilancio;
sottolineato altresì con favore che:
il PNR evidenzia la rilevanza della riforma della pubblica amministrazione ai fini del potenziamento della competitività del Paese;
le azioni intraprese dal Governo si concentrano sull'aumento dell'efficienza e mirano a generare un significativo dividendo economico, attraverso l'innalzamento dei livelli di produttività e la riduzione degli oneri amministrativi;
il programma di modernizzazione della pubblica amministrazione segue tre direttrici principali: la riorganizzazione interna della pubblica amministrazione; l'innovazione e la digitalizzazione nella pubblica amministrazione e nel sistema Paese; il miglioramento delle relazioni tra amministrazioni, cittadini e imprese;
per quanto riguarda la riorganizzazione interna, il PNR prevede la definizione del Sistema di misurazione della performance e la predisposizione dei Piani triennali della performance, in modo da rendere possibili misurazioni strutturate e periodiche dell'efficienza e dell'efficacia gestionale; è inoltre in corso di attuazione il Piano industriale della pubblica amministrazione che prevede la riforma della contrattazione in collegamento con la valutazione della performance e l'innovazione nell'organizzazione del lavoro (anche attraverso lo sviluppo delle tecnologie informatiche);
tali misure seguono una serie di interventi operati nella legislatura, quali l'attuazione di due importanti deleghe contenute nella legge n. 15 del 2009: il decreto legislativo n. 150 del 2009, con il quale è stata introdotta una riforma complessiva del rapporto di lavoro pubblico con l'obiettivo di incrementare le produttività e l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, e il decreto legislativo n. 198 del 2009, che ha disciplinato il ricorso per l'efficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici (cosiddetta class action amministrativa), finalizzato al ripristino del corretto svolgimento della funzione o alla corretta erogazione del servizio;
il PNR, inoltre, richiama, tra gli interventi diretti al miglioramento dell'efficienza, l'istituzione e l'entrata in funzione della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT);
sul versante dell'innovazione e della digitalizzazione nella pubblica amministrazione, il PNR intende proseguire nell'azione di riforma intrapresa soprattutto con la riforma del Codice digitale e l'adozione del piano di semplificazione 2010-2012;
in materia di miglioramento delle relazioni tra amministrazioni, cittadini e imprese, il PNR evidenzia il programma per la riduzione degli oneri amministrativi delle imprese, la cui piena attuazione consentirà un risparmio valutato nell'ordine di 11,6 miliardi di euro (comprensivo sia degli interventi definiti, sia di quelli in corso di definizione o programmati);
il DEF sottolinea il ruolo chiave del tasso di occupazione delle donne all'interno della strategia generale per l'occupazione;
in questa direzione si muove il Programma per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro del 2009, finalizzato alla conciliazione dei tempi di lavoro-famiglia e per la promozione delle pari opportunità nell'accesso al lavoro;
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PARERE FAVOREVOLE
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II COMMISSIONE PERMANENTE
(Giustizia)
(Relatore: FOLLEGOT)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La II Commissione,
esaminato il Documento di economia e finanza 2011,
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PARERE FAVOREVOLE
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III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)
(Relatore: PIANETTA)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La III Commissione,
esaminato per le parti di competenza il Documento di economia e finanza 2011 (DEF 2011), deliberato dal Consiglio dei ministri il 13 aprile scorso, ai sensi della legge 7 aprile 2011, n. 39, e presentato dal Governo nell'ambito delle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri;
esaminato, in particolare, il Programma nazionale di riforma (PNR) che definisce gli interventi per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020», alla luce del progetto preliminare di PNR presentato dall'Italia all'avvio del semestre europeo dal gennaio 2011 e relativo anche ad una serie di riforme prioritarie in tema di competitività del sistema produttivo italiano;
richiamato il parere espresso dalla III Commissione lo scorso 6 ottobre 2010 sullo Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (Doc. LVII, n. 3), contenente l'auspicio che, esauritasi la fase segnata dalle esigenze di normalizzazione dei meccanismi di spesa, che ha fortemente condizionato l'operatività dell'apparato del Ministero degli affari esteri, siano individuate risorse adeguate e coerenti con i sempre più numerosi ambiti in cui l'Italia è chiamata ad operare sullo scenario mondiale;
considerato che il PNR fornisce elementi sul grado di competitività internazionale dell'economia nazionale e evidenzia che i principali fattori sottostanti la perdita di quota di mercato mondiale delle esportazioni italiane sono tra loro interdipendenti e si riconducono alla bassa produttività delle imprese, ad un modello di specializzazione settoriale di tipo tradizionale, alla limitata flessibilità delle destinazioni geografiche, alle ridotte dimensioni delle imprese italiane e alla limitata propensione all'innovazione e alla ricerca e sviluppo;
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rilevata l'assenza di riferimenti all'attuale dinamica del commercio internazionale e al negoziato presso l'Organizzazione mondiale per il commercio (OMC),
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PARERE FAVOREVOLE
con la seguente osservazione:
nella definizione e nell'attuazione delle priorità del Programma nazionale di riforma valuti la Commissione di merito l'opportunità di tenere conto, anche alla luce delle risultanze dell'indagine conoscitiva sui problemi e le prospettive del commercio internazionale verso la riforma dell'Organizzazione mondiale per il commercio (OMC), svolta dalla III Commissione, delle risposte che da quel negoziato potranno venire alle specifiche esigenze del nostro sistema produttivo.
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IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)
(Relatore: Giulio MARINI)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La IV Commissione,
esaminato, per i profili di competenza il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4), articolato in tre sezioni: una prima sezione dedicata al programma di stabilità per l'Italia; una seconda concernente l'analisi e le tendenze della finanza pubblica (con l'allegata nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali) e una terza sezione recante il Programma nazionale di riforma (PNR);
premesso che i principali aspetti di interesse della Commissione sono contenuti nel citato Programma nazionale di riforma, in cui - analogamente a quanto era stato già indicato nel documento sull'analisi annuale della crescita - particolare risalto viene dato alle iniziative finalizzate al rafforzamento del mercato interno dei servizi, ove si prevede che esso sarà incentivato anche dal recepimento della direttiva 2009/81/CE, sugli appalti pubblici nei settori della difesa e della sicurezza;
richiamato, al riguardo, il parere favorevole espresso dalla Commissione Difesa in data 2 marzo 2011 sul citato documento sull'analisi annuale della crescita, in cui si segnalava tuttavia criticamente come nessun passaggio fosse riferito in modo specifico al comparto della difesa, «nonostante sia un segmento industriale rilevante sul piano quantitativo delle risorse e dei soggetti interessati, ma ancor più sul piano qualitativo, per l'impiego strategico degli investimenti e l'elevata specializzazione delle imprese»;
preso atto positivamente che nel paragrafo del PNR relativo «all'innovazione e al capitale umano» sono definiti «rilevanti» per la spesa pubblica del nostro Paese, i progetti del Ministero della difesa «Fregate FREMM» e «Medium Armoured Vehicles», per i quali a bilancio risultano stanziamenti di 1.435 milioni di euro per il periodo 2009-2011 e di 405 milioni di euro per il triennio 2012-2014 (leggi finanziarie per il 2006 e il 2008);
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evidenziato come il PNR indichi gli obiettivi di un'estesa azione riformatrice finalizzata, in particolare, ad eliminare squilibri macroeconomici, potenziare la competitività del Paese e stimolare la concorrenza, senza che tuttavia nessuna peculiare misura strutturale sia progettata in relazione al comparto della difesa che, seppure in misura ridotta rispetto ad altri settori, ha comunque contribuito alle esigenze di sostenibilità delle finanze pubbliche;
rilevato, infine, che il documento in esame delinea obiettivi di finanza pubblica coerenti con gli impegni assunti dal Governo nell'ambito dell'Unione europea,
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PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
nella definizione e nell'attuazione delle priorità del Programma nazionale di riforma, sia posta specifica attenzione alle esigenze delle Forze armate, anche mediante riforme strutturali che ne consolidino le capacità operative e che assicurino mezzi e moduli idonei alle nuove sfide cui esse sono chiamate a far fronte;
sia assicurata, altresì, la dovuta attenzione allo sviluppo ed al completamento del sistema di comunicazioni in funzione anti-terrorismo «SICOTE».
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VI COMMISSIONE PERMANENTE
(Finanze)
(Relatore: PAGANO)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La VI Commissione,
esaminato il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4);
rilevato come il Documento di economia e finanza (DEF) costituisca il nuovo strumento di programmazione economica e finanziaria delineato dalla legge n. 196 del 2009, di riforma della contabilità pubblica, che sostituisce il Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) e la successiva Decisione di finanza pubblica (DFP) prevista dalla precedente disciplina contabile;
evidenziato come il DEF rechi al suo interno il Programma di stabilità (PS) ed il Programma nazionale di riforma (PNR), i quali costituiscono i principali strumenti della programmazione economico-finanziaria del Paese;
sottolineato come il nuovo contesto procedurale rappresentato dal cosiddetto «Semestre europeo» segnali con forza l'esigenza di giungere ad una maggiore coerenza tra i regimi fiscali nazionali dei singoli Stati membri dell'Unione europea, al fine di contribuire efficacemente alla sostenibilità di bilancio e alla competitività delle imprese;
rilevato, sotto tale profilo, come un primo positivo passo per una maggiore armonizzazione delle politiche tributarie possa essere costituito dalla Proposta di direttiva relativa a una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (COM(2011)121 def.), presentata dalla Commissione europea ed attualmente all'esame della Commissione Finanze;
sottolineato inoltre come lo stimolo alla competitività ed all'occupazione, nonché il rafforzamento della stabilità finanziaria complessiva delle economie europee, non possano essere disgiunte dalla completa attuazione a livello comunitario della riforma del sistema di vigilanza e regolamentazione del settore finanziario;
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evidenziato come il quadro macroeconomico posto a base del Programma di stabilità contenuto nella Sezione I del DEF evidenzi, per la prima volta dopo l'avvio della crisi economica mondiale, sia pure in un contesto complessivo che permane sotto molti aspetti ancora incerto e problematico, un miglioramento delle prospettive congiunturali, segnalando come la crescita dell'economia italiana nel 2010 sia stata pari all'1,3 per cento;
segnalato inoltre come, dopo il peggioramento registratosi negli anni scorsi, il rapporto tra deficit e PIL sia previsto in miglioramento negli anni considerati dal DEF, scendendo al 3,9 per cento nel 2011, al 2,7 per cento nel 2012, all'1,5 per cento per il 2013, ed allo 0,2 per cento nel 2014;
rilevato come la crescita del rapporto debito/PIL registratasi nel 2010 rispetto al 2009, legata esclusivamente all'andamento negativo del PIL nel contesto della crisi economica globale, risulti assai meno preoccupante dei fenomeni, molto più rilevanti, di peggioramento di tale rapporto che si sono verificati nella maggior parte Stati membri dell'UE, in quanto la relativa maggiore solidità del sistema bancario italiano e il limitato livello del debito privato nel nostro Paese hanno evitato la necessità di vasti interventi di salvataggio, ad opera dello Stato, di importanti intermediari bancari e finanziari che si sono invece rivelati indispensabili in molti altri Paesi europei;
evidenziato, in tale contesto, come il Programma di stabilità contenuto nel DEF si fondi su un complessivo equilibrio tra andamenti della finanza pubblica, stabilità della finanza privata, andamento delle partite correnti e della bilancia dei pagamenti, che potrà schiudere al Paese una prospettiva di sviluppo economico solido e duraturo;
rilevata, sempre sotto questo profilo, l'esigenza di dedicare maggiore attenzione agli indicatori di indebitamento relativi al settore privato, in considerazione delle ricadute sul debito pubblico che un eccessivo livello di indebitamento privato, ovvero i rischi di fallimento di intermediari finanziari, possono avere: a tal fine si richiama la necessità di rafforzare e precisare, anche sotto tale aspetto, le regole del Patto di stabilità e di crescita, definendo un quadro di riferimento per la valutazione delle passività implicite potenziali per il bilancio pubblico derivanti da rischi insiti nel settore finanziario;
rilevato come la manovra finanziaria adottata dal Governo nel 2010, dapprima con il decreto-legge n. 78 del 2010, e poi con la legge di stabilità 2011, abbia inciso prevalentemente sull'andamento della spesa, che è stata ridotta di 42,2 miliardi nel triennio 2011-2013, e come l'aumento delle entrate disposto dai predetti provvedimenti legislativi derivi quasi interamente dagli interventi di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale, a conferma della strategia di politica tributaria perseguita dall'Esecutivo durante tutto l'arco della legislatura, fondata sulla tendenziale riduzione della pressione fiscale e sull'emersione delle basi imponibili finora dolosamente sottratte all'imposizione;
evidenziato, a tale riguardo, come nel 2010 le entrate recuperate attraverso la lotta all'evasione abbiano superato i 25 miliardi di euro, di cui 10,5 miliardi derivanti dal rafforzamento dei controlli da parte dell'Agenzia delle entrate, 6,6 dal contrasto all'abuso delle cosiddette auto-compensazioni, 6,4 dal recupero dell'evasione dei contributi INPS e 1,9 dall'aumento delle riscossioni da parte di Equitalia;
sottolineata, nell'ambito del Programma nazionale di riforma (PNR) contenuto nella Sezione III del DEF, la centralità della riforma dell'ordinamento tributario, la quale dovrà rispettare i fondamentali principi di progressività, neutralità rispetto alle scelte delle persone, delle famiglie e delle imprese, solidarietà nei confronti dei bisogni reali delle persone e delle famiglie, semplicità;
evidenziato come la riforma tributaria dovrà costituire l'occasione per semplificare la disciplina tributaria, riducendo
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gli oneri burocratici derivanti dalla complessità del sistema, limitando la possibilità di ricorrere a pratiche evasive ed elusive e lasciando invece spazio a mirati interventi di sostegno, a favore della ricerca, della famiglia e del lavoro;
rilevata l'esigenza di migliorare, sia pure nel rispetto delle competenze nazionali in materia, il dialogo ed il coordinamento tra gli Stati membri dell'Unione europea per rafforzare gli strumenti di lotta alla frode fiscale ed all'evasione;
evidenziato come una delle misure di politica economica fondamentali per garantire il raggiungimento degli obiettivi di stabilità e di crescita sia costituito dall'attuazione del federalismo fiscale, il quale potrà consentire, oltre che maggiore autonomia di entrata e di spesa per comuni, province, città metropolitane e regioni, di responsabilizzare maggiormente i predetti enti nelle proprie scelte tributane e di bilancio, attraverso il superamento del sistema dei trasferimenti di risorse in base alla spesa storica e la graduale convergenza verso i costi e i fabbisogni standard, in modo da garantire sull'intero territorio nazionale il finanziamento integrale dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e delle funzioni fondamentali,
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PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
a) nel ribadire la piena condivisione circa l'obiettivo, già dichiarato dal Governo e confermato nel DEF, di procedere ad una complessiva riforma del sistema tributario italiano, si sottolinea la necessità di concentrare la leva fiscale su alcuni obiettivi prioritari per il rilancio della crescita economica del Paese, quali il sostegno alla famiglia, la promozione della ricerca e dell'innovazione, il superamento dei divari territoriali, il miglioramento del capitale umano;
b) con particolare riferimento agli interventi di natura tributaria per il sostegno alle imprese, si sottolinea la necessità, evidenziata anche dal PNR, di dedicare specifica attenzione al sostegno dei progetti di innovazione tecnologica e di ricerca delle imprese, al fine di fornire al sistema economico nazionale gli strumenti per reagire alla concorrenza portata dai Paesi in via di sviluppo, attraverso un riposizionamento qualitativo dei prodotti che scongiuri la progressiva perdita di quote di mercato ed il ricorso a pratiche massicce di delocalizzazione: in tale ottica appare opportuno privilegiare l'utilizzo di incentivi di più pronto utilizzo, quali quelli di natura automatica, sia pure in un quadro di garanzia circa il corretto utilizzo degli incentivi stessi e di compatibilità con le esigenze di stabilità della finanza pubblica;
c) si sottolinea come la riforma dell'ordinamento tributario potrà costituire l'occasione per affrontare anche il tema della revisione del sistema della giustizia tributaria, al fine di superare le criticità emerse in questo campo; a tale proposito si rileva come gli interventi in merito dovranno essere ispirati ai seguenti obiettivi prioritari:
1) ridurre i tempi di decisione delle controversie ed assicurare lo smaltimento del notevole contenzioso arretrato ancora pendente, anche attraverso la previsione di meccanismi preventivi di deflazione del contenzioso;
2) assicurare la piena indipendenza e terzietà dei giudici e delle strutture della giustizia tributaria, escludendo il ripetersi di alcune distorsioni che si sono riscontrate in taluni casi;
3) introdurre, nel pieno rispetto dell'autonomia del giudice, meccanismi atti a favorire l'omogeneità degli orientamenti giurisprudenziali;
4) valorizzare e rafforzare la qualificazione professionale dei componenti dei collegi giudicanti, riconoscendo loro
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adeguata remunerazione per l'attività svolta;
5) individuare strumenti efficaci per una gestione più flessibile delle risorse umane, al fine di assicurare la piena efficienza e funzionalità degli organi della giustizia tributaria su tutto il territorio nazionale;
6) prevedere meccanismi atti a favorire la massima coerenza nei comportamenti dell'Amministrazione finanziaria relativamente al ricorso allo strumento contenzioso;
d) la riforma dell'ordinamento fiscale potrà inoltre dare adito ad un definitivo chiarimento sul regime tributario dei trust nazionali ed esteri, superando le incertezze interpretative che ancora permangono in materia e fornendo un quadro normativo certo, non penalizzante, per tale settore, il quale riveste un ruolo importante, in considerazione dell'utilizzo che tale istituito può avere sia nell'ambito sociale e familiare sia in quello economico: in particolare, occorre superare ed eliminare alcuni infondati pregiudizi che frenano la diffusione di tale strumento, la cui multiforme applicazione è fonte di nuove opportunità di attrazione di capitali esteri e favorisce la conservazione dei capitali nazionali;
e) per quanto riguarda gli interventi di natura tributaria a sostegno della crescita, si rileva come essi debbano perseguire l'obiettivo strategico di liberare maggiori risorse per gli investimenti e i consumi, quale essenziale generatore di nuova e duratura occupazione: a tal fine è prioritario prorogare o ampliare le misure per una detassazione maggiormente significativa degli investimenti produttivi, in specie nei settori delle energie rinnovabili, della ricerca ad alto tasso di capitale scientifico, dell'innovazione tecnologica e della formazione accademica, professionale ed economica degli operatori, con particolare attenzione alle aree del territorio nazionale sottoutilizzate; introdurre incentivi in favore del reinvestimento degli utili e per una maggiore capitalizzazione e crescita dimensionale delle imprese, il cui accesso al credito deve essere necessariamente agevolato e favorito; prevedere benefici in favore delle assunzioni, tali da incentivare, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, l'emersione del lavoro nero o irregolare;
f) con particolare riferimento alle problematiche delle regioni meridionali, si valuta con favore l'intenzione del Governo, ribadita nel PNR, di utilizzare lo strumento tributario, e segnatamente la fiscalità di vantaggio, quale incentivo e leva per la realizzazione di un tessuto, diffuso capillarmente, di piccole e piccolissime imprese, per superare il differenziale economico tra le aree del Centro-Nord e quelle del Sud, nella consapevolezza che proprio l'eliminazione del grave divario territoriale che caratterizza l'economia nazionale possa costituire lo strumento principale per garantire stabilmente percentuali di crescita del PIL ben più corpose di quelle che si sono registrate nell'ultimo decennio, soprattutto nelle aree a maggiore potenziale inespresso;
g) in tale ottica si sottolinea l'esigenza di valorizzare ulteriormente il ruolo dei distretti produttivi, i quali costituiscono uno strumento fondamentale per sfruttare le potenzialità di sviluppo, di flessibilità produttiva ed innovazione insite nella tradizionale strutturazione del tessuto imprenditoriale nazionale: a tale proposito si rileva l'opportunità di estendere l'ambito di applicazione di una misura, quella dei «contratti di rete», che si è dimostrata particolarmente utile per sostenere le PMI italiane in un percorso di crescita dimensionale, produttiva e tecnologica;
h) per quanto riguarda segnatamente il mercato del lavoro, si sottolinea come un elemento decisivo per migliorarne le condizioni ed aumentare sia il tasso di occupazione ed il livello di partecipazione al lavoro regolare da parte dei giovani e delle donne: a tal fine sono certamente auspicabili anche misure di natura tributaria, le quali dovrebbero concentrarsi soprattutto sulla riduzione dell'aliquota marginale effettiva applicabile alla seconda
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fonte di reddito familiare, anche attraverso l'introduzione di uno specifico regime tributario per la famiglia basato sul meccanismo del quoziente familiare, sulla stabilizzazione a regime del trattamento fiscale favorevole, attualmente previsto in via sperimentale, sulle quote di salario previste dalla contrattazione decentrata, e sulla conferma del credito d'imposta per le nuove assunzioni;
i) sotto il profilo specifico del sostegno finanziario alle piccole e medie imprese, si richiama l'esigenza di attuare tutte le misure possibili per aumentare l'effettiva accessibilità al credito e favorire la maggiore capitalizzazione del tessuto produttivo nazionale, segnalandosi a tale proposito la necessità di utilizzare al meglio e in maniera più rapida e meno burocratizzata gli strumenti innovativi già messi in campo dal Governo, attraverso il decisivo contributo della Cassa depositi e prestiti, quali il «plafond PMI», il fondo di investimento italiano, gli interventi della stessa CDP nel capitale di imprese strategiche, previsti dall'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011, nonché, per quanto riguarda specificamente le imprese meridionali, la Banca del Mezzogiorno ed il fondo «Jeremie Mezzogiorno»;
l) in tale ambito si condivide pienamente l'opportunità, evidenziata nel PNR, di orientare maggiormente il risparmio privato verso obiettivi di politica economica, piuttosto che verso utilizzi di natura meramente speculativa: a questo proposito occorre evidenziare come tali interventi devono essere realizzati attraverso un insieme di misure, in parte già adottate, tanto a livello nazionale quanto a livello sovranazionale, volte, da un lato, a consentire l'emersione e la regolarizzazione dei capitali e a disincentivarne la fuga verso paradisi fiscali e ordinamenti scarsamente trasparenti, e, dall'altro, ad agevolare, attraverso il ricorso ai migliori standard legale e tributari europei, lo sviluppo dei fondi di venture capital e di private equity;
m) in quest'ambito si sottolinea l'esigenza che il Governo ed il Parlamento guidino ed accompagnino il processo, già in atto, di trasformazione della natura e della funzione della Cassa depositi e prestiti, che, pur rimanendo il punto di riferimento fondamentale per il finanziamento dei governi locali, si avvia ad assumere, anche sulla falsariga di analoghe esperienze nei maggiori Paesi europei, un ruolo centrale di politica economica per favorire l'accesso al credito e la maggiore capitalizzazione delle imprese, il mantenimento degli equilibri nei settori strategici dell'economia italiana, nonché per il finanziamento di interventi infrastrutturali di largo respiro: a tale riguardo si segnala la necessità di assicurare trasparenza e razionalità economica nelle scelte gestionali, nonché garantire l'assoluta tutela del risparmio postale;
n) in un contesto ancora più ampio, si rileva inoltre come la riflessione sui temi del finanziamento del sistema produttivo, e segnatamente delle piccole e medie imprese, debba necessariamente condurre ad affrontare la questione generale rappresentata dallo scarso sviluppo che storicamente contraddistingue il mercato italiano dei capitali di rischio, ribadendosi al riguardo l'esigenza di avviare in tempi brevi un processo di revisione degli assetti normativi che presiedono ai mercati degli strumenti finanziari orientata ai seguenti obiettivi prioritari:
1) valutare se l'attuale sistema di ammissione alla quotazione risulti adeguato, anche sotto il profilo degli oneri finanziari e burocratici richiesti per le nuove quotazioni, rispetto all'obiettivo di ampliare le dimensioni e la liquidità del mercato borsistico;
2) rimuovere, in un quadro di piena trasparenza ed adeguata tutela degli
investitori, gli ostacoli, di natura normativa ed economica, che attualmente disincentivano il ricorso al capitale di rischio rispetto al ricorso al capitale di debito;
3) favorire un maggiore sviluppo degli investitori istituzionali, anche attraverso il fondamentale contributo di aggregazione che, come richiamato in precedenza,
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può essere fornito in quest'ambito dalla Cassa depositi e prestiti;
4) ridurre le asimmetrie informative che, anche in ragione della tradizionale, notevole frammentazione della struttura imprenditoriale italiana, spesso impediscono agli investitori di intervenire nel capitale delle imprese, in quanto rendono difficoltoso disporre di un quadro informativo esaustivo delle medesime imprese;
5) superare le resistenze, legate anche alla cultura ed alla struttura del sistema imprenditoriale e creditizio del nostro Paese, che inducono a preferire forme di finanziamento basate esclusivamente sul capitale di debito piuttosto che sul capitale di rischio;
o) a quest'ultimo proposito occorre evidenziare come l'ampliamento dei canali attraverso il quale le PMI possono approvvigionarsi di risorse finanziarie, tanto di capitale quanto di credito, non debba essere inteso come un tentativo di marginalizzare o disintermediare il sistema bancario, che è e continuerà a risultare fondamentale nel panorama economico italiano, quanto come un'opportunità preziosa per lo stesso settore bancario, il quale, anche alla luce delle esigenze di rafforzamento dei requisiti patrimoniali delle banche posti dal nuovo Accordo di Basilea 3, trarrà a sua volta consistenti vantaggi da una maggiore capitalizzazione e trasparenza delle PMI, secondo quanto evidenziato dallo stesso Presidente dell'ABI nel corso di una recente audizione dinanzi alla Commissione Finanze;
p) sempre con riferimento ai temi del sostegno all'economia, si evidenzia il contributo decisivo che potrebbe essere fornito dall'avvio di alcuni progetti di investimenti infrastrutturali che fungerebbero da volani per la crescita: a tale riguardo si conferma l'esigenza di proseguire nelle iniziative avviate in sede europea e nazionale, sia nella forma di emissioni pubbliche a livello europeo (i cosiddetti Eurobond), sia attraverso l'istituzione, anche mediante un attento utilizzo della raccolta postale, di fondi nazionali e sovranazionali (quali il fondo marguerite) dedicati al settore infrastrutturale, sia attraverso il ricorso a forme di finanziamento misto pubblico-privato, al fine di convogliare importanti risorse finanziarie in favore di alcuni settori prioritari, quali quello dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni;
q) si ribadisce ulteriormente la necessità di proseguire nelle iniziative legislative, già avviate con il decreto legislativo n. 141 del 2010 e proseguite con i successivi decreti legislativi correttivi ed integrativi del medesimo provvedimento, volte a riformare il settore del credito al consumo, in particolare per quanto riguarda il settore della cessione del quinto dello stipendio o della pensione, al fine di evitare che il livello di indebitamento delle famiglie italiane, tradizionalmente basso, possa raggiungere livelli eccessivi, nonché nell'ottica di migliorare il livello di trasparenza delle condizioni contrattuali e di ridurre il livello medio dei tassi di interesse praticati alla clientela.
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VII COMMISSIONE PERMANENTE
(Cultura, scienza e istruzione)
(Relatore: SCALERA)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La VII Commissione,
esaminato, per le parti di propria competenza, il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4),
esprime
PARERE FAVOREVOLE
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VIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Ambiente, territorio e lavori pubblici)
(Relatore: LANZARIN)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La VIII Commissione,
esaminato il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4), con i relativi Allegati, riguardanti le infrastrutture strategiche (Allegato III) e lo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Allegato IV), ai sensi dell'articolo 10, commi 8 e 9, della legge n. 196 del 2009, come modificati dalla legge 7 aprile 2011, n. 39;
premesso che nell'ambito della III sezione del DEF, che reca il Programma nazionale di riforma (PNR), sono comprese le riforme strutturali già avviate e quelle programmate dal Governo per il raggiungimento degli obiettivi nazionali fissati dalla Strategia Europa 2020;
rilevato che:
per quanto riguarda le opere pubbliche, il Governo individua, tra le priorità, rispetto a quanto esposto analiticamente nel PNR, l'introduzione di percentuali fisse predeterminate sia per le cosiddette «riserve» che per le cosiddette «opere compensative», allo scopo di evitare un allungamento dei tempi e una lievitazione dei costi della realizzazione delle opere pubbliche in Italia;
il Governo intende far confluire le indicazioni di alcune politiche di strategica importanza per il PNR, quali l'evoluzione delle reti TEN-T e l'avanzamento del Piano per il Sud, nella Nota di aggiornamento del DEF, prevista dall'articolo 10-bis della legge n. 196 del 2009 inserito dalla legge n. 39 del 2011, che sarà presentata alle Camere nel mese di settembre 2011, anche per tenere conto della fase di aggiornamento delle intese generali quadro con le regioni e di quanto previsto dagli articoli 16 e 22 della legge n. 42 del 2009, compresa l'individuazione di indicatori infrastrutturali e di servizio connessi al Programma infrastrutture strategiche;
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considerato che:
appare necessario l'inserimento nella «legge obiettivo» (legge n. 443 del 2001) di ulteriori opere di carattere strategico;
assume un ruolo di particolare importanza il completamento degli assi europei di collegamento del Paese con l'Europa centrale;
l'Allegato sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra elenca alcune misure che sono attualmente in corso di revisione, come ad esempio quelle riguardanti gli incentivi al settore fotovoltaico, e pertanto è necessario acquisire informazioni aggiornate circa la portata di tali nuovi interventi per valutarne l'efficacia nel perseguimento dell'obiettivo di Kyoto, eventualmente nell'ambito della presentazione della Nota di aggiornamento del DEF;
tra le misure prospettate dal Governo per il perseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020, per un'economia eco-efficiente, è opportuno che si prevedano interventi riguardanti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale in coerenza con quanto previsto dalla proposta di legge attualmente all'esame della Commissione sul sistema casa-qualità (atto Camera n. 1952),
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PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni:
si impegni il Governo, in coerenza con quanto enunciato nel 9o Allegato infrastrutture strategiche, ad aggiornare lo stesso in occasione della presentazione della Nota di aggiornamento del DEF, che il Governo presenterà alle Camere nel mese di settembre 2011, alla luce degli sviluppi della politica europea sul sistema delle reti TEN-T, della fase di aggiornamento delle intese generali quadro con le regioni, nonché delle politiche nazionali in ordine all'utilizzo dei fondi comunitari;
sia inserita tra le opere della legge obiettivo la Variante SS47-Valsugana (VI-PD): Collegamento tra Pedemontana (a Casello Bassano Ovest) e Limena;
si preveda un adeguato cofinanziamento statale per la realizzazione della Strada Mediana: Collegamento tra l'Autostrada A22 «del Brennero» a Nogarole Rocca e l'Autostrada A4 «Brescia-Verona-Vicenza Padova» a Soave San Bonifacio;
sia inserita tra le opere della legge obiettivo la variante della Tremezzina (SS 340 «Regina»), arteria stradale di collegamento internazionale, prioritaria rispetto al miglioramento della mobilità e alla messa in sicurezza di tratti ad elevato rischio di dissesto idrogeologico;
si impegni il Governo ad aggiornare l'Allegato sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, in occasione della Nota di aggiornamento del DEF, al fine di valutare l'efficacia di talune misure attualmente in corso di revisione nel raggiungimento degli obiettivi di Kyoto e di fornire un dato aggiornato concernente il gap annuale medio nel periodo 2008-2012;
si impegni il Governo a rivedere il Piano di azione nazionale (PAN) per le energie rinnovabili, anche al fine di ridefinire gli obiettivi riguardanti i settori fotovoltaico ed eolico, rivedendo in particolare il limite degli 8.000 MW relativamente al fotovoltaico;
si introduca nella parte di competenza del PNR un esplicito riferimento alle misure riguardanti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale nell'ambito di un «sistema casa-qualità», secondo quanto previsto dalla citata proposta di legge di iniziativa parlamentare.
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IX COMMISSIONE PERMANENTE
(Trasporti, poste e telecomunicazioni)
(Relatore: SIMEONI)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La IX Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4), con il relativo Allegato recante il programma delle infrastrutture strategiche,
premesso che:
il Documento di economia e finanza 2011, in conformità con le recenti modifiche apportate alla disciplina in materia di contabilità e finanza pubblica e con le indicazioni dettate dal «Patto per l'Euro» approvato il 25 marzo scorso dal Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo, provvede ad aggiornare il ciclo degli strumenti di programmazione al fine di consentire un pieno allineamento fra la programmazione nazionale e quella europea;
il Documento si compone di tre sezioni: la prima, contenente il Programma di stabilità evidenzia l'impegno dell'Italia a raggiungere entro il 2014 un livello prossimo al pareggio di bilancio; la seconda, comprendente l'Analisi e tendenze della finanza pubblica espone, tra l'altro, le previsioni tendenziali per gli anni 2011-2014; la terza, contenente il Programma nazionale di riforma (PNR) sintetizza le riforme strutturali già avviate e quelle programmate per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Agenda di Europa 2020;
considerato che:
la Commissione ha esaminato il progetto di PNR e la Comunicazione della Commissione europea sull'analisi annuale della crescita, esprimendo i propri rilievi, rispettivamente, nelle sedute del 10 novembre 2010 e del 9 marzo 2011;
sulla base della predetta Comunicazione, il Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011 ha individuato le priorità per gli Stati membri in materia di riforme strutturali e di risanamento di bilancio, nonché quelle per l'Unione europea nei
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suoi settori di competenza diretta, in particolare il mercato interno;
alla luce degli orientamenti delineati dal Consiglio europeo, il Programma nazionale di riforma, contenuto nel presente Documento di economia e finanza, individua i settori nei quali si intende prioritariamente operare per la realizzazione degli obiettivi complessivi di crescita e stabilità;
rilevato che, per quanto riguarda le competenze della IX Commissione, il PNR espone:
il programma delle infrastrutture strategiche, il cui valore complessivo, secondo i dati riportati nell'Allegato infrastrutture, ammonta a 237 miliardi di euro di cui 93,4 miliardi già finanziati;
le linee di intervento per il trasporto e la logistica, assegnando disponibilità finanziarie per 1.456 milioni di euro per il periodo 2011-2014 di cui 362 milioni per il sistema portuale, 346 per il materiale rotabile e 400 milioni per l'autotrasporto;
i finanziamenti programmati nell'ambito del Quadro strategico nazionale 2007-2013, anche in relazione al trasporto e alla logistica;
il Piano nazionale della logistica 2011-2020, articolato in una serie di interventi normativi e amministrativi, che incidono su tutte le modalità di trasporto (piattaforme logistiche, sistema portuale, collegamenti intermodali, sistema degli incentivi e sistemi intelligenti di trasporto);
le misure volte alla riduzione del crescente divario economico tra Nord-Centro e Sud, quali il migliore utilizzo dei fondi europei, la creazione di zone «a burocrazia zero» e il riconoscimento dell'assoluta priorità delle infrastrutture di collegamento nazionale;
il fondo per la mobilità sostenibile, finalizzato alla realizzazione di interventi volti al miglioramento della qualità dell'aria nelle aree urbane nonché al potenziamento del trasporto pubblico;
il Piano Italia digitale - articolato in un Piano nazionale banda larga, finalizzato a ridurre a tre milioni, entro il 2011, il numero dei cittadini ancora in digital divide, e in un Piano per le reti di nuova generazione, volto a consentire, entro il 2020, l'accesso ai servizi a banda ultra larga al 50 per cento della popolazione italiana - che dovrebbe produrre effetti positivi sul piano occupazionale stimabili in circa ventimila persone all'anno per lo sviluppo del progetto;
considerato, infine, che:
l'Allegato infrastrutture, riproponendo sostanzialmente il medesimo quadro strategico delineato nell'Allegato infrastrutture alla decisione di finanza pubblica 2011-2013, risulta articolato in sei aree tematiche (portualità, trasporto aereo, adeguamento della rete stradale, ottimizzazione dell'uso delle diverse modalità di trasporto, organizzazione del trasporto collettivo e Piano della logistica);
il citato Allegato reca alcuni aggiornamenti relativi al Piano delle infrastrutture strategiche concernenti l'identificazione di alcune opere ferroviarie che confluiranno nel Piano nazionale per il Sud, esaminato dal Consiglio dei Ministri il 26 novembre 2010, quali il potenziamento della dorsale appenninica Campania-Puglia, il potenziamento della dorsale tirrenica Campania-Calabria-Sicilia, il nuovo collegamento Palermo-Catania e la velocizzazione della linea Cagliari-Oristano;
la declinazione strutturale e infrastrutturale del Piano della logistica sarà oggetto di approvazione, nel contesto del Programma delle infrastrutture strategiche, da parte del CIPE,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente osservazione:
con riferimento agli interventi relativi alla portualità di cui all'Allegato infrastrutture,
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sia precisato che l'utilizzo delle risorse destinate alle Autorità portuali ai sensi del decreto-legge n. 225 del 2010 non è collegato all'approvazione del disegno di legge atto Senato n. 2403, recante «Riforma della legislazione in materia portuale», ma risponde unicamente alla disciplina dettata dal medesimo decreto-legge.
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X COMMISSIONE PERMANENTE
(Attività produttive, commercio e turismo)
(Relatore: MILANATO)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La X Commissione,
esaminato il Documento di economia e finanza 2011;
preso atto delle modifiche apportate alle procedure di bilancio in relazione al coordinamento strategico degli strumenti di programmazione richiesto dalla Commissione europea al fine di consentire un pieno allineamento fra la programmazione nazionale e quella europea;
valutati con qualche preoccupazione i dati macroeconomici che testimoniano una grave difficoltà della crescita della nostra economia, con una revisione al ribasso della previsione di crescita;
apprezzato comunque lo sforzo del Governo, pur in un contesto di grandi difficoltà a livello internazionale, di contenere il più possibile il già pesante debito pubblico ereditato dal nostro Paese,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
a) in relazione alle misure finalizzate a rafforzare la concorrenza, previste nel Programma nazionale di riforma (PNR), si impegni il Governo a presentare in tempi ravvicinati al Parlamento il disegno di legge annuale sulla concorrenza, ai sensi della legge n. 99 del 2009, in modo da affrontare, nella duplice finalità di garantire un mercato aperto e concorrenziale e la tutela del consumatore, le vaste aree di inefficienza esistenti in settori strategici della legislazione nazionale in un'ottica di reale liberalizzazione dei mercati;
b) in relazione alle misure previste nel PNR in favore delle piccole e medie imprese (PMI), si impegni il Governo a dare concreta attuazione alla Comunicazione della Commissione europea sullo Small Business Act per l'Europa, anche attraverso il fattivo sostegno al progetto di legge, già approvato dalla Camera e attualmente
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all'esame del Senato, concernente lo Statuto delle imprese;
c) sempre nell'ottica di favorire il contesto amministrativo in cui operano le PMI, si impegni il Governo a dare tempestiva attuazione alla direttiva europea concernente i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, nonché a contribuire all'esame e all'approvazione di proposte di legge vertenti sulla medesima problematica attualmente all'esame di questa Commissione;
d) in relazione alle politiche volte allo sviluppo della competitività del sistema Paese e dell'occupazione, si impegni fattivamente il Governo per sostenere a livello europeo misure finalizzate alla difesa del Made in, di contrasto alla contraffazione e al dumping sociale e ambientale dei Paesi del Far East;
e) con riferimento al settore energetico, anche in relazione all'annunciata rinuncia all'attuazione del programma nucleare, il Governo provveda ad elaborare in tempi rapidi il piano energetico nazionale, dando adeguate indicazioni in merito alla complessiva problematica degli approvvigionamenti energetici, nonché un'adeguata risposta alle problematiche recentemente scaturite in relazione all'incentivazione degli impianti fotovoltaici.
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XI COMMISSIONE PERMANENTE
(Lavoro pubblico e privato)
(Relatore: MOFFA)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La XI Commissione,
esaminato il Documento di economia e finanza 2011;
preso atto dei principali dati concernenti il quadro macroeconomico, tra i quali si segnalano: un incremento (in termini reali) del PIL pari all'1,1 per cento nel 2011, all'1,3 per cento nel 2012, all'1,5 per cento nel 2013 e al 1,6 per cento nel 2014; un valore del tasso di disoccupazione pari all'8,4 per cento per il 2011, all'8,3 per cento per il 2012, all'8,2 per cento per il 2013 e all'8,1 per cento per il 2014; un tasso di occupazione pari al 57,1 per cento nel 2011, al 57,5 per cento nel 2012, al 57,9 per cento nel 2013 e al 58,4 per cento nel 2014;
valutati positivamente i richiami alle misure relative al mercato del lavoro e al settore previdenziale;
preso atto che il documento indica i più rilevanti interventi fin qui realizzati, o in corso di implementazione, per contenere gli effetti della crisi sull'occupazione e rilanciare una dinamica positiva del mercato del lavoro,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
a) appare opportuno dare attuazione, in tempi rapidi, attraverso la predisposizione dei necessari strumenti normativi, alle misure previste nel Piano triennale del lavoro, volte alla modernizzazione del mercato del lavoro, al fine di contribuire al rilancio competitivo del sistema economico nazionale;
b) si raccomanda di provvedere, in particolare, alla presentazione al Parlamento, in tempi brevi, del disegno di legge-delega relativo allo Statuto dei lavori, al fine di assicurare che la delega stessa possa essere utilmente esercitata entro la fine della legislatura;
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c) con riferimento alle deleghe conferite dall'articolo 46 della legge n. 183 del 2010 (cosiddetto «collegato lavoro»), in materia di ammortizzatori sociali, servizi per l'impiego, incentivi all'occupazione, apprendistato e occupazione femminile, occorre provvedere al loro progressivo esercizio in debito anticipo rispetto al termine di 24 mesi previsto dalla norma, tenendo conto, in particolare, della necessità che l'attuale sistema di strumenti di sostegno al reddito - che ha consentito di rispondere efficacemente agli effetti immediati e più gravi della crisi, garantendo ai lavoratori di rimanere legati alle aziende di appartenenza e di non disperdere il prezioso patrimonio di competenze su cui si fonda il sistema delle PMI italiane - venga quanto prima modernizzato secondo criteri universalistici, in linea con le più avanzate legislazioni europee.
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XII COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari sociali)
(Relatore: BARANI)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La XII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4),
esprime
PARERE FAVOREVOLE
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XIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Agricoltura)
(Relatore: CATANOSO)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La XIII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4);
condivisa l'impostazione generale del Documento, secondo la quale non sono possibili sviluppo economico ed equilibrio politico democratico senza la stabilità e la solidità della finanza pubblica;
ritenuto che le azioni di riforma che il Governo intende intraprendere saranno capaci di migliorare la competitività del sistema Paese e la sua capacità di generare ricchezza aggiuntiva;
considerato che nella premessa al Programma nazionale di riforma il Governo indica talune priorità, tra le quali una riguarda il settore primario e fa riferimento agli interventi per la realizzazione di opere di irrigazione nel Mezzogiorno, mentre le altre, in particolare la riforma della fiscalità e del mercato del lavoro, la riduzione del divario tra il settentrione ed il meridione nonché gli incentivi alla ricerca rivestono, in ogni caso, interesse per il settore, avendo un'incidenza trasversale sulle aziende ed i lavoratori che in esso operano;
considerato che il settore agricolo necessita, comunque, di interventi di riforma specifici che, da un lato, ne rilancino la competitività e, dall'altro, rispettino le specificità del medesimo settore;
rilevato che nella parte relativa alle riforme, e più in particolare a quelle riferite all'economia eco-efficiente e ai cambiamenti climatici, il Programma ricorda che è in corso di valutazione il rifinanziamento degli strumenti necessari per realizzare gli obiettivi di Kyoto e che è in corso di definizione la copertura finanziaria per un pacchetto di misure finalizzato alla riduzione delle concentrazioni, del PM 10 e delle altre sostanze inquinanti, da realizzarsi anche attraverso la diffusione delle biomasse, considerata
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l'importanza strategica del loro utilizzo per la riduzione dei livelli di gas serra;
rilevata, altresì, l'importanza di politiche volte a facilitare l'ingresso dei giovani in agricoltura, a rafforzare il contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari nonché ad alleggerire gli oneri amministrativi a carico delle imprese agricole;
ricordato che la Commissione Agricoltura ha esaminato, nella seduta del 10 novembre 2010, il progetto di Programma nazionale di riforma, segnalando, in tale occasione, l'opportunità che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali elabori linee guida per lo sfruttamento delle biomasse agricole provenienti da coltivazioni effettuate su aree marginali e su territori confinanti;
esprime
PARERE FAVOREVOLE
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XIV COMMISSIONE PERMANENTE
(Politiche dell'Unione europea)
(Relatore: FORMICHELLA)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La XIV Commissione,
esaminato il Documento di economia e finanza 2011;
richiamato il parere espresso nella seduta del 23 marzo 2011 sulla Comunicazione della Commissione europea sull'analisi annuale della crescita (COM(2011)11 def);
richiamata altresì la legge n. 39 del 2011 la quale, modificando la legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009), ha introdotto nel ciclo di bilancio annuale il documento di economia e finanza, da presentare da parte del Governo alle Camere entro il 10 aprile di ciascun anno;
considerato che:
tale documento raccoglie il programma annuale di stabilità e il programma nazionale di riforma, in coerenza con le procedure stabilite dall'Unione europea con il c.d. «semestre europeo»;
il documento di economia e finanza per il 2011 prevede una crescita del PIL dell'1,1 per cento per il 2011 (con una revisione al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto alla decisione di finanza pubblica dell'ottobre 2010); dell'1,3 per cento per il 2012 (con una revisione al ribasso di 0,7 punti percentuali rispetto alla decisione di finanza pubblica), dell'1,5 per cento per il 2013 (con una revisione al ribasso di 0,5 punti percentuali rispetto alla decisione di finanza pubblica) e dell'1,6 per cento del 2014;
in questo contesto, il documento fissa l'obiettivo programmatico di un indebitamento netto del 3,9 per cento per il 2011, del 2,7 per cento per il 2012, dell'1,5 per cento per il 2013 e dello 0,7 per cento per il 2014; tali obiettivi coincidono con gli andamenti tendenziali per il 2011 e per il 2012, mentre renderanno necessaria una manovra correttiva nel biennio 2013-2014 per un valore cumulato del 2,3 per cento del PIL; il documento prevede, altresì, un debito pubblico pari nel 2011 al 120 per
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cento del PIL, nel 2012 al 119,4 per cento; nel 2013 al 116,9 per cento e nel 2014 al 112,8 per cento;
tale quadro programmatico risulta coerente con i vincoli del patto europeo di stabilità e crescita, anche alla luce delle modifiche in corso di approvazione da parte delle istituzioni dell'Unione europea, sia per quanto concerne l'indebitamento netto sia, se si tiene conto degli altri fattori rilevanti individuati dall'Unione, quali l'indebitamento del settore privato o la struttura del debito, per quanto concerne il debito pubblico;
nel programma nazionale di riforma viene altresì delineato un complesso di interventi in materia di: contenimento della spesa pubblica; energia e ambiente; federalismo; infrastrutture e sviluppo; innovazione e capitale umano; lavoro e pensioni; mercato dei prodotti, concorrenza ed efficienza amministrativa; sostegno alle imprese;
tali interventi appaiono coerenti con l'impostazione della strategia «Europa 2020», come definita dalla dieci azioni prioritarie individuate nel Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011, nonché con il «patto euro-plus»;
ribadito quanto già rilevato nel parere sull'analisi annuale della crescita e cioè che:
il nuovo sistema di governance economica dell'Unione europea appare disallineato tra vincoli e sanzioni rigorose per il rispetto della stabilità macroeconomica e coordinamento debole delle misure per la crescita e l'occupazione;
è presente il rischio di uno scarso coordinamento tra gli obiettivi previsti dalla strategia «Europa 2020» e quelli del «patto euro-plus»;
esprime
PARERE FAVOREVOLE
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COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI
(Relatore: VACCARI)
parere sul
Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4)
La Commissione parlamentare per le questioni regionali,
evidenziato che il «Programma di stabilità» evidenzia che una crescita duratura ed equa non è raggiungibile se non sul presupposto e nel contesto della stabilità e della solidità finanziaria e che occorre potenziare le regole e le azioni necessarie a salvaguardare la disciplina di bilancio, in particolare per garantire il rispetto dei vincoli sull'indebitamento netto e sul rapporto debito/PIL;
rilevata l'impostazione del «Programma nazionale di riforma» ed in particolare la prospettiva di favorire il superamento del crescente differenziale economico tra nord-centro e sud attraverso il pieno utilizzo dei fondi europei e l'esigenza di rilanciare iniziative ed interventi in materia di infrastrutture di collegamento nazionale, di fiscalità di vantaggio, di sostegno alla ricerca, all'edilizia, al turismo, all'agricoltura, nel quadro di una «evoluzione a livello regionale»;
preso atto che il federalismo fiscale accentuerà la responsabilità politica e amministrativa delle autonomie locali,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni:
1) sia riconosciuto un ruolo di centralità alle autonomie territoriali, che hanno sempre fornito un incisivo contributo alla stabilità finanziaria ed hanno altresì contribuito al risanamento pubblico;
2) il Documento in esame sia integrato con apposite previsioni in relazione agli orientamenti che il Governo intende assumere in materia di politiche energetiche.