Doc. XXII, n. 31




RELAZIONE

Onorevoli Colleghi! - La sentenza nei confronti della ditta Eternit del 13 febbraio 2012, che ha condannato a sedici anni di reclusione i manager dello stabilimento industriale di Casale Monferrato, ha riproposto al centro dell'attenzione il tema della salute e della sicurezza dei cittadini esposti ai rischi derivanti dalla presenza dell'amianto.
La sentenza, di primo grado, potrebbe fare veramente la storia della giurisprudenza sui reati ambientali in Italia. Il mondo politico dovrebbe contribuire con rinnovato impegno a far emergere le questioni relative alla presenza, all'uso e allo smaltimento dell'amianto nel territorio nazionale.
Fino ad oggi si sono verificate alcune migliaia di morti e un numero pari di malati provocati dall'amianto. La dispersione delle fibre di amianto nell'ambiente ha causato vastissimi danni ambientali. Purtroppo le cautele antinfortunistiche sono molto recenti, essendo state adottate solo negli anni novanta.
Solo a seguito dell'emanazione del decreto legislativo n. 36 del 2003 e dei relativi decreti attuativi, i rifiuti contenenti amianto sono smaltiti in discariche per rifiuti pericolosi in celle appositamente dedicate, anche se è ancora permesso lo smaltimento di materiali da costruzione contenenti amianto, nonostante la loro pericolosità, nonché di rifiuti contenenti amianto sottoposti a trattamento di stabilizzazione, in discariche per rifiuti non pericolosi, spesso situate nelle vicinanze dei centri abitati.
La battaglia contro l'amianto è comune in tutto il mondo. Il rischio dipende dalla probabilità di una dispersione di fibre di amianto nell'aria o nel suolo. La probabilità della cessione di fibre è a sua volta connessa alla perdita di compattezza del manufatto in cemento-amianto che si manifesta dopo l'esposizione di pochi anni agli agenti atmosferici, per sfaldamento fisiologico dei manufatti o per danneggiamento a opera dell'uomo, mentre le patologie si manifestano anche dopo alcuni decenni dall'inalazione delle fibre. Pertanto, allo stato attuale, tutte le coperture in cemento-amianto costituiscono un rischio per la salute e si deve quindi procedere alle loro messa in sicurezza e bonifica.
Esisterebbero ancora 23 milioni di tonnellate di amianto tra fabbriche, edifici privati e pubblici e siti industriali dismessi. La mappatura della presenza di amianto nel territorio nazionale prosegue da anni ma sembra ancora incompleta. Gli studi epidemiologici effettuati sulle aree ritenute a rischio sono parziali e insufficienti. I piani di bonifica nazionali e regionali proseguono a rilento.
Un'ulteriore criticità è collegata alle politiche e alle procedure di smaltimento dell'amianto in discarica; recente è il caso della discarica a Cappella Cantone in provincia di Cremona, dove sembra essersi evidenziata un'inadeguatezza o, comunque, una vulnerabilità delle procedure rispetto alle pressioni speculative esercitate anche in forma di corruzione della pubblica amministrazione.
L'emergenza relativa all'amianto è quindi di fronte a noi e per questo la presente proposta di inchiesta parlamentare istituisce una Commissione parlamentare di inchiesta che, nello scorcio finale della XVI legislatura, svolga un'attività conoscitiva e di inchiesta di più ampia portata sulle conseguenze particolarmente allarmanti per la salute della popolazione e per l'integrità dell'ambiente.


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