Doc. IV, n. 26-A





Onorevoli Colleghi! 1. Premessa. A nome della Giunta, riferisco sulla domanda di autorizzazione a eseguire nei confronti del deputato Nicola Cosentino la misura cautelare della custodia in carcere, avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, ai sensi dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione e 4 e 5 della legge n. 140 del 2003, nell'ambito del procedimento penale n. 23195/2010 GIP. La misura cautelare si inserisce nel quadro di una vasta e complessa inchiesta della procura della Repubblica di Napoli sulle attività della camorra in varie zone dell'entroterra campano, a nord-est di Napoli, in particolare in provincia di Caserta, nell'ambito della quale sono stati eseguiti 57 provvedimenti di custodia cautelare a carico di imprenditori, politici e di esponenti del clan dei casalesi, loro danti causa.

2. I fatti e il contesto. L'inchiesta prende in considerazione un ampio arco temporale e decine di soggetti, molti dei quali già noti a questa Camera per essere stati i protagonisti di una precedente richiesta di autorizzazione per l'esecuzione di custodia cautelare nei confronti dell'on. Cosentino, autorizzazione negata dalla maggioranza di questo ramo del Parlamento(1). In particolare, il filone investigativo in esame ha avuto ad oggetto le vicende legate alla realizzazione del centro commerciale Il Principe.


(1) Sia consentito qui rinviare al doc. IV, n. 5-A-bis di questa legislatura, nel quale mi ero permessa di contestare puntualmente le conclusioni della Giunta sulla precedente domanda di arresto. Utili elementi di valutazione anche per la domanda oggi all'attenzione dell'Assemblea si possono trarre dalle altre relazioni di minoranza dei colleghi Palomba (doc. IV, n. 5-A-ter) e Mantini (doc. IV, n. 5-A-quater).


Il collega Cosentino è accusato di tre gravi capi d'imputazione: il concorso in falso in atti pubblici, il concorso in falso interno bancario e il concorso nel tentativo di reimpiego di danaro d'illecita provenienza. Tutti questi reati sono aggravati dall'essere stati commessi per favorire le organizzazioni camorristiche della zona di Casal di Principe. Il concorso si sarebbe concretizzato nel contributo causale dato dall'on. Cosentino al disegno di affermazione ed espansione dei clan di Casal di Principe e del loro parallelo sviluppo imprenditoriale col reimpiego di capitali di provenienza illecita. Deve essere subito detto che occorre rilasciare questa autorizzazione perché non si è riscontrato intento persecutorio e perché gli artt. 273, 274 e 275 del codice di procedura penale sono pienamente rispettati.
Il contesto è quello delle relazioni tra il ceto politico operante nel comune di Casal di Principe e l'organizzazione camorristica dei casalesi, un'osmosi che, si afferma nell'ordinanza, genera effetti patologici nei settori più rilevanti della vita sociale e politica di quel territorio: quello elettorale, quello economico, quello istituzionale. Intorno a quest'intreccio si muovono enormi interessi economici dei malavitosi che si saldano con quelli dei politici nel momento elettorale. L'investigazione si fonda su intercettazioni, perquisizioni, sequestri, acquisizione di documenti, consulenze tecniche e dichiarazioni.
L'inchiesta napoletana si inserisce in un quadro socio-economico e politico assai degradato, dove impera la camorra, quadro peraltro ben noto al Parlamento per essere stato rappresentato nel documento conclusivo della Commissione di inchiesta sulla mafia nella XV legislatura.
Nella relazione della Commissione d'inchiesta parlamentare, approvata all'unanimità il 19 febbraio 2008, si legge tra l'altro: «I costi di questo rapporto tra clan ed imprese vengono scaricati sulla collettività: revisioni indebite dei prezzi, ricorso alle false fatturazioni, eccetera. Ma il descritto legame trova la sua possibilità di determinarsi e produrre risultati grazie alla arrendevolezza e alla permeabilità delle istituzioni rappresentative locali. Si determina un circolo vizioso nel quale la politica si presta a fare la sua parte nella gestione degli scambi e dei favori reciproci: gli affidamenti vengono dirottati verso le imprese amiche in cambio di vantaggi di vario tipo e queste subappaltano i lavori alle imprese malavitose. Se all'epoca della ricostruzione post terremoto l'intreccio degli interessi affaristico-politico-mafiosi si traduceva in veri e propri comitati di affari che stringevano un patto con prestazioni corrispettive - aventi il fine ultimo della spartizione degli enormi flussi dei finanziamenti riversati in quegli anni sulla Campania per la realizzazione delle imponenti opere edilizie -, successivamente le imprese criminali hanno puntato sulla diversificazione, aggredendo ulteriori mercati rispetto al settore edilizio..... Oggi l'impresa criminale usa sofisticati sistemi per trasferire i capitali accumulati verso attività lecite e imprese pulite: continui mutamenti degli organigrammi societari, creazione di catene di società contenitori, realizzazione di aggregazioni tra imprese. Questo nuovo ceto di "imprese legalizzate" non necessita più, in molti casi, di far valere la forza intimidatrice dell'organizzazione camorristica da cui promana: per acquisire e consolidare la propria posizione dominante sul mercato (legale) di riferimento è sufficiente la forza del denaro, di cui dispone in misura tendenzialmente illimitata ...» (2).


(2) Doc. XXIII, n. 7 - XV legislatura.


Le parole della Commissione d'inchiesta sulla mafia della XV legislatura trovano riscontro anche nel recente arresto di Michele Zagaria. Il boss è stato catturato a Casapesenna il 7 dicembre 2011. Michele Zagaria è uno degli esponenti camorristici più pericolosi della Campania. Zagaria era ed è un soggetto che rappresenta con più chiarezza la metamorfosi della camorra in questi ultimi dieci anni. Il controllo ferreo del territorio, il dominio personale, il suo incutere quello che Pio La Torre chiamava «l'assoggettamento omertoso» sono fattori tradizionali che permangono. Essi però si associano a un nuovo modo di porsi innanzi alla modernità: l'uso della tecnologia, l'essere accostumati alle pratiche burocratiche e imprenditoriali legali, avere nelle istituzioni economiche e politiche i propri uomini e non solo dei referenti indiretti. Si tratta di elementi messi in luce anche dalla dottrina criminologica più aggiornata e attenta (v. per es. F. VARESE, Mafie in movimento, Einaudi, Torino 2011).
Quando Zagaria viene catturato tutto questo viene alla luce: egli non è un uomo sgradevole alla vista come era stato per altri capi mafiosi: egli si presenta con occhiali alla moda, emerge da un bunker computerizzato, dotato di tutti i comfort moderni: un televisore al plasma, telefonini, comandi elettronici.
Ancora la Commissione parlamentare d'inchiesta: «Dalle indagini è emerso che il clan dei casalesi è particolarmente infiltrato nelle istituzioni politiche e burocratiche della provincia e capace di condizionare il voto soprattutto con riferimento alle elezioni amministrative. Lo dimostrano in modo inequivoco le numerose commissioni d'accesso predisposte dalla Prefettura di Caserta e i numerosi scioglimenti di comuni della provincia. È prepotentemente ritornato anche il voto di scambio - effettuato, in alcuni casi, direttamente con esponenti della criminalità organizzata - sia con il pagamento di somme di denaro sia con la promessa di favori e di posti di lavoro
I principali protagonisti dell'inchiesta in esame - secondo l'autorità giudiziaria - sono l'allora sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, Nicola Di Caterino, funzionario del comune della medesima città e poi i fratelli Corvino, tutti inseriti nel sistema della burocrazia comunale di Casal di Principe che contano su un funzionario dell'ufficio tecnico (Vincenzo Schiavone) e su un dirigente a contratto (Mario Cacciapuoti), nominato dalla gestione commissariale e poi confermato anche dopo le elezioni del 2010. I Corvino, unitamente al duo Cristiano-Di Caterino, intendono costruire un centro commerciale a Casale (località Madonna di Briano) ma il terreno non è edificabile. Occorrono false certificazioni di conformità agli strumenti urbanistici. Occorre altresì un ingente finanziamento legale.
Nicola Di Caterino, Cipriano Cristiano e i fratelli Corvino sono tutti imparentati per avere Di Caterino sposato una sorella Corvino e il Cristiano sposato una sorella Di Caterino. Va inoltre ricordato che il 18 novembre scorso il comune di Casal di Principe è stato sciolto ed è stato nominato un commissario prefettizio, ultimo di molti altri provvedimenti prefettizi che dal 1996 ha visto questa municipalità affondare nel gorgo di relazioni torbide e inquietanti.
In questo panorama, secondo l'autorità giudiziaria, il deputato Cosentino - anche in qualità di coordinatore regionale del PdL - avrebbe partecipato come referente del gruppo degli Schiavone alle operazioni inerenti alla costruzione di un centro commerciale: un'iniziativa volta a favorire il medesimo gruppo degli Schiavone e dei Russo. Tale centro avrebbe poi assorbito lavoratori e lavoratrici della zona, con ricadute positive nei momenti elettorali.
L'edificazione del centro commerciale avrebbe dovuto avere vari presupposti: 1) la verifica della compatibilità con gli strumenti urbanistici; 2) un finanziamento dell'UNICREDIT; 3) la disponibilità degli imprenditori coinvolti a riciclare o reimpiegare risorse di illecita provenienza. Di qui i tre capi d'accusa, mossi a titolo di concorso specificamente all'on. Nicola Cosentino.
Alle false certificazioni pensa Cacciapuoti che però vuole - come contropartita - la stabilizzazione presso i ruoli del comune. Di tale stabilizzazione si farà carico l'on. Cosentino, con una condotta qualificata dall'autorità giudiziaria come corruttiva.
Al finanziamento pensano Cristofaro Zara e Alfredo Protino, l'uno funzionario e l'altro direttore della filiale UNICREDIT di Roma. Da quanto risulta nella ricostruzione accusatoria il finanziamento viene sbloccato dopo l'intervento dell'on. Cosentino. Pochi giorni dopo l'incontro tra Zara e l'on. Cosentino, il finanziamento, fermo da mesi, viene deliberato nonostante la falsità di una fideiussione del Monte dei Paschi di Siena che lo garantisce.
Quello della falsa fideiussione non è l'unico punto oscuro della vicenda. La Vian, piccola società con ben poche risorse tecniche e finanziarie, sarebbe stata il veicolo di un'impresa a un tempo criminale e politica. La Vian srl è amministrata formalmente da Caterina Corvino ma in realtà dal marito, Nicola Di Caterino, uomo legato al sindaco Cipriano Cristiano e a Nicola Cosentino. La società avrebbe consentito il reimpiego di illeciti proventi e di occupazione di maestranze nel contesto di un fortissimo voto di scambio. L'on. Cosentino era perfettamente consapevole che la Vian srl, con un capitale versato di poche migliaia di euro, era un'entità del tutto sproporzionata rispetto ad un investimento di circa 40 milioni di euro necessario per la realizzazione del centro commerciale.
La mattina del 6 dicembre 2011 sono stati tratti in arresto, tra gli altri, i fratelli Corvino, Nicola Di Caterino, Cipriano Cristiano e Mario Cacciapuoti. L'arresto dell'on. Nicola Cosentino è stato ovviamente sospeso in attesa della pronunzia della Camera.

3. Le fonti di prova. L'esistenza delle varie associazioni camorristiche gravitanti su Casal di Principe è dedotta da varie sentenze passate in giudicato (v. pag. 40 e 41 dello stampato).
I fatti specifici della presente inchiesta sono riferiti da vari collaboratori di giustizia: Raffaele Piccolo, Roberto Vargas, Raffaele Giangrande, Salvatore Caterino e altri.
Sul ruolo dell'on. Cosentino in particolare:
a) vengono riproposte le dichiarazioni di Gaetano Vassallo e di Francesco Bidognetti, le cui indicazioni furono già poste a base della richiesta di custodia cautelare del 2009 (v. pp. 86 e 102 dello stampato);
b) vengono addotti dei passaggi di deposizioni di Luigi Diana del 16 aprile 2011. Negli atti lo stesso Diana parla dello stretto rapporto («era molto legato») tra Antonio Baldascino, gestore della COBIT e la famiglia Schiavone. Parla anche del legame tra Cosentino e Antonio Baldascino. Quest'ultimo, prima di dedicarsi a tempo pieno alla COBIT, era in politica uomo di fiducia di Cosentino. Così come lo erano Cipriano Cristiano e Luigi Corvino. Nella deposizione di Francesco Della Corte del 28 febbraio 2011 l'on. Cosentino viene rappresentato come un punto di forza dei Casalesi. Lo stesso Nicola Schiavone avrebbe riferito al collaboratore di giustizia di un interessamento del deputato per rimuovere gli ostacoli burocratici per la costruzione di un centro commerciale a Casal di Principe;
c) viene riportata un'intercettazione ambientale del 17 luglio 2006 tra Mario Cacciapuoti, Nicola Di Caterino, Giovanni Lubello e Cipriano Cristiano nella quale si parla di Cosentino come garante dell'iniziativa imprenditoriale (pressione sugli Uffici Comunali per il rilascio di licenza edilizia) di Nicola Di Caterino, legato alla famiglia Russo da rapporti di parentela (pag. 620);
d) viene riportata un'intercettazione telefonica tra Nicola Di Caterino e Cipriano Cristiano del 29 marzo 2007. I due parlano di un interessamento di Nicola Galati che si rivolge direttamente all'on. Cosentino per l'acquisto dei locali del centro commerciale (pag. 627);
e) poi ancora riferimenti a una visita dell'on. Cosentino e del deputato Luigi Cesaro ai funzionari dell'UNICREDIT per ottenere il prestito da parte dell'istituto di credito. Le pressioni dall'ambito amministrativo per ottenere le licenze edilizie si allargavano al campo finanziario attraverso contatti con funzionari dell'UNICREDIT;
f) intercettazione tra Nicola Cosentino e Nicola Di Caterino del 7 febbraio 2007 che conferma l'appuntamento romano tra l'imprenditore, l'onorevole e il direttore UNICREDIT (p. 717);
g) dalla relazione del personale di polizia giudiziaria che espletava il servizio di osservazione alle ore 16.06, Nicola Di Caterino e Mario Santocchio venivano raggiunti da Nicola Cosentino e Luigi Cesaro. Di Caterino si allontana e i tre accedono all'ufficio di UNICREDIT. Alle 16.24, terminato l'incontro, l'on. Cosentino rivede Nicola Di Caterino, probabilmente per riferirgli sull'esito del suo intervento. Effettivamente dopo pochi giorni la pratica viene sbloccata e il finanziamento concesso;
h) intercettazione del 7 febbraio 2007 delle 16.42 Di Caterino Nicola informa Mauro La Rocca circa l'incontro tenutosi presso la filiale UNICREDIT tra Cristofaro Zara, l'on. Cosentino e Mario Santocchio (cognato di Zara) e lo rassicura sul buon esito: «Tutto è a posto, fra stasera e domani mattina emettono». È euforico. L'incontro è servito a superare le difficoltà con la banca;
i) intercettazione dell'11 febbraio 2008 tra Nicola Di Caterino e Mario Santocchio. Si parla della candidatura di Santocchio per le politiche 2008 al fine di ottenere visibilità per la successiva probabile elezione alle regionali. Due giorni dopo i due riparlano dell'incontro con l'on. Cosentino e discutono anche dell'acquisto del centro commerciale da parte della AEDES, società con sede in Lussemburgo, i cui interessi sono mediati in Italia da Giacomo Ercolano e dallo stesso Santocchio (p. 726-727);
j) Roberto Vargas sostiene che l'on. Cosentino fosse il politico «che comandava a Casal di Principe», tanto è vero che l'elezione a sindaco di Cipriano Cristiano avviene per concorde concorso delle famiglie camorristiche Schiavone e Russo e dello stesso Nicola Cosentino (pag. 947);
k) dichiarazioni del pentito Francesco Cantone dell'8 giugno 2011 secondo cui tutti i politici locali prendevano ordini da Nicola Cosentino. Massimo Russo in prigione riferiva a Francesco Catone di essere parente di Nicola Cosentino. Russo spiegava che con Cosentino vi era un rapporto di reciproco aiuto. La famiglia Russo procurava i voti e Cosentino ricambiava con favori (pag. 1004);
l) intercettazione del 21 luglio 2008 tra Nicola Di Caterino e Cristofaro Zara da cui si rileva il valore che l'on. Cosentino e il sindaco Cipriano Cristiano attribuivano alla realizzazione del centro commerciale (pag. 741).

La declinazione compiuta del ruolo del deputato Cosentino si rinviene a pag. 818 dello stampato, laddove - secondo l'impianto accusatorio - si individua nell'on. Cosentino il consapevole protagonista di tutta la vicenda. Egli infatti - secondo l'accusa - sarebbe il referente politico nazionale dei politici casalesi a loro volta pesantemente invischiati nei rapporti con il clan degli Schiavone. Egli inoltre sarebbe intervenuto concretamente nella specifica vicenda in discussione. L'accettazione della falsa fideiussione da parte di Zara, responsabile della filiale proponente, avviene qualche giorno dopo l'incontro con Cesaro e Cosentino presso la sede della filiale di UNICREDIT. La fideiussione apparentemente concessa da MPS era invece stata acquistata dal mediatore Flavio Pelliccioni in cambio di rilevanti somme di denaro e assegni postdatati, pratica non isolata come emerge dalle indagini che hanno messo in luce l'esistenza di una ramificata organizzazione che inquina il circuito finanziario utilizzando garanzie e titoli privi di qualsiasi sussistenza finanziaria o addirittura, come nel caso in specie, falsi.
Il 14 febbraio 2007, una settimana dopo l'incontro, Di Caterino ottiene il finanziamento per acquistare i terreni su cui edificare il centro commerciale «Il Principe». I riscontri sono costituiti dagli accertamenti bancari e dalla documentazione sequestrata presso UNICREDIT.
Al termine di tale operazione Di Caterino ritira la concessione edilizia rilasciata a fronte di vizi di grave irregolarità.
Dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dal tenore delle intercettazioni svolte risultano una serie di elementi convergenti nel tracciare il ruolo primario svolto dalla famiglia dei Russo, referenti camorristi dell'iniziativa economica e di cui sono noti i rapporti di parentela acquisiti con l'on. Cosentino, definito dai collaboratori di giustizia il garante politico dell'iniziativa. Lo stesso determinante ruolo l'on. Cosentino lo assume nelle vicende interne dell'amministrazione comunale di Casal di Principe. Cipriano Cristiano sprona Mario Cacciapuoti ad accettare la nomina di responsabile dell'UTC di Casal di Principe aggiungendo di aver posto al Cosentino la nomina come condizione essenziale (intercettazione del 17 luglio 2006 f.619). Di Caterino afferma che Cipriano Cristiano, divenuto sindaco, avrà poi la capacità di imporre la conferma di Mario Cacciapuoti nella carica. Corvino Luigi e l'on. Cosentino si incontrano il 31 luglio 2006 e Mario Cacciapuoti, nella stessa serata, riceve la telefonata che «è tutto a posto». Effettivamente Mario Cacciapuoti sarà nominato dirigente dell'UTC, ruolo determinante ai fini del rilascio dell'illegale concessione edilizia per la costruzione del centro commerciale. Trovano così riscontro le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Raffaele Piccolo e Francesco Della Corte sul ruolo dell'on. Cosentino.

4. Sul fumus persecutionis. La Giunta ha potuto constatare come gli indizi di colpevolezza a carico di Nicola Cosentino siano gravi e riscontrati.
All'on. Cosentino si contesta inoltre di aver fruito nel tempo dell'appoggio elettorale degli affiliati alle varie famiglie camorristiche.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono intrinsecamente attendibili, riscontrate da elementi esterni in ordine alle modalità oggettive dei fatti denunciati, con riscontri idonei a collegare tali fatti all'indagato, come risulta dalle intercettazioni, dai documenti sequestrati e dalle dichiarazioni acquisite agli atti.
Il giudicato cautelare della Suprema corte relativo al provvedimento della cautela del GIP del 7 novembre 2009 viene valorizzato non in riferimento al merito ma alla correttezza della procedura nella fase istruttoria e nelle valutazioni del GIP, aspetto non irrilevante per la valutazione della sussistenza del fumus persecutionis.
Da parte dei deputati risultati minoranza in Giunta è stato contestato l'eccessivo rilievo che viene attribuito alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
Il GIP, nella sua ordinanza, si sofferma puntualmente sulla loro attendibilità desunta dalla verifica con altri elementi di prova e con riscontri oggettivi: «La conoscenza dall'interno dei meccanismi di collegamento tra affari, politica e camorra consente un'analisi che affronta in modo completo l'intero ciclo del potere mafioso: acquisizione del consenso (con la minaccia, con il denaro, con promesse di assunzione lavorativa, con sistemi di alterazione del voto), collegamento con la classe politica sponsorizzata, ritorno dell'investimento nella politica attraverso l'incremento degli affari delle imprese controllate, acquisizione del consenso». Manca pertanto ogni elemento che possa far ritenere la richiesta di arresto come un sintomo dell'indebita interferenza del potere giudiziario nei confronti del legislativo.

5. Esigenze cautelari. Premesso che ci si augura un corso rapido della giustizia, nel rispetto del dettato costituzionale della presunzione d'innocenza e delle garanzie attribuite all'indagato, nella consapevolezza che la custodia cautelare dovrebbe essere una misura veramente eccezionale, non possiamo disconoscere il dettato dell'articolo 275, comma 3, c.p.p. che sancisce per alcuni reati, tra i quali quelli contestati all'on. Cosentino, la presunzione di pericolosità relativa alla sussistenza di pericula libertatis. La Corte costituzionale nella recentissima sentenza n. 331 del 2011 ha ribadito che l'articolo 275, comma 3, c.p.p. sottrae al giudice ogni potere di scelta, vincolandolo a disporre la misura maggiormente rigorosa, senza alcuna possibile alternativa, allorché la gravità indiziaria attenga a determinate fattispecie di reato. Questa soluzione normativa si traduce in una valutazione legale di idoneità della sola custodia carceraria a fronteggiare le esigenze cautelari (presunte, a loro volta, iuris tantum).
In ogni caso le esigenze cautelari sono individuate dal GIP oltre che, presuntivamente, ai sensi degli artt. 51, comma 3-bis e 275, comma 3, del codice di procedura penale, anche in ragione della pericolosità sociale e dunque nel pericolo di reiterazione del reato. Sostiene infatti il GIP che l'on. Cosentino si sarebbe esposto per un'organizzazione mafiosa recandosi personalmente a perorare un'iniziativa priva dei criteri e dei requisiti basilari per poter avere accesso al finanziamento di 5,5 milioni di Euro, avendo contribuito in tal modo alla capacità di affermazione dell'organizzazione sul proprio territorio.

6. Postilla: il provvedimento del tribunale del riesame. Pur non richiesta da alcuno durante l'esame in sede referente della richiesta di arresto, è pervenuta il 7 gennaio 2012 copia del provvedimento del tribunale penale di Napoli (sezione X), il quale si è pronunziato negativamente sul gravame del collega Cosentino. Il tribunale motiva l'invio del provvedimento alla Camera sulla base del rilievo - squisitamente giuridico - del suo valore integrativo e complementare rispetto all'ordinanza del GIP. Formalmente si tratta di un documento non strettamente necessario all'istruttoria della Giunta: tuttavia esso si rivela molto significativo giacché promana da un giudice collegiale il cui intervento è stato sollecitato con ricorso dallo stesso on. Cosentino. Si tratta quindi di un atto che contempla le sue ragioni e le sue doglianze ed è dunque connotato da un certo grado di contraddittorio.
Orbene: la pronunzia del tribunale del riesame costituisce la pietra tombale su ogni e qualsiasi ipotesi di fumus persecutionis, giacché viene chiarito come la magistratura napoletana (ora nella persona del GIP Pilla ora rappresentata dal tribunale del riesame) esamina esclusivamente elementi oggettivi raccolti dagli inquirenti e non mostra alcuna animosità soggettiva nei confronti del collega Cosentino e dunque non attenta in maniera alcuna (in modo pretestuoso o viziato) al plenum della Camera dei deputati.
Valga il vero. Nella pronunzia del giudice del riesame sono analiticamente confutate due delle principali tesi difensive del collega Cosentino, la prima per cui i vari coimputati che lo accusano sarebbero dei millantatori; la seconda che egli non si interessa più delle vicende politico-amministrative del comune di Casal di Principe.
Sotto il primo profilo, non si può sostenere - secondo i giudici del gravame - che Luigi Corvino sia un millantatore quando parla con terzi soggetti dei suoi stretti rapporti con Nicola Cosentino (pag. 49 dell'ordinanza del riesame). Non lo è perché effettivamente interloquisce con Cosentino (circostanza attestata da diverse intercettazioni telefoniche casuali) e non lo è perché in ipotesi diffonde in modo troppo ampio la millanteria. Più il millantatore si vanta con una cerchia vasta di persone, più rischia di essere scoperto e smentito. In realtà, secondo i giudici, Luigi Corvino non millanta affatto, tanto è vero che gli stessi Di Caterino e Cristiano partecipano consapevoli alle sue conversazioni e non questionano mai sull'autenticità dei suoi contatti con Cosentino e con il di lui fratello Giovanni.
Sotto il secondo profilo, è comprovato e nemmeno contestato da Nicola Cosentino che egli conosca bene e abbia frequenti rapporti con l'ex sindaco Cristiano e con gli altri protagonisti della vicenda considerata dall'inchiesta. Egli peraltro risponde all'autorità giudiziaria in modo non veritiero quando sostiene di avere incontrato Santocchio presso l'UNICREDIT di Roma (filiale di via Bari 11) solo per finalità elettorali (v. pag. 93 ss. dell'ordinanza del riesame). Queste ultime anzi sono uno scopo assolutamente marginale per Santocchio, essendo invece lo scopo primario della comparsa di Cosentino e di Cesaro presso l'UNICREDIT quello di rinvigorire e di accrescere il prestigio di Protino e di Zara nei confronti della direzione della banca, le cui procedure impedivano momentaneamente l'erogazione del credito. Di tutto questo Cosentino era certamente consapevole, ciò che rimane confermato dal fatto che presso la Giunta egli ha riconosciuto che si interessava all'espansione economica dell'UNICREDIT nel territorio di Casal di Principe.
Questi e molti altri elementi fanno scrivere al giudice del riesame che: «alla luce di questo imponente quadro probatorio, il collegio ritiene che sia dimostrato con ragionevole certezza che la realizzazione del centro commerciale Il Principe e i delitti commessi per ottenerne la realizzazione fossero, come contestato, finalizzati ad agevolare gli interessi del clan camorristico dei casalesi, cui - in definitiva - il centro stesso era riferibile oltre il paravento costituito dalla Vian srl. La piena consapevolezza da parte dell'on. Nicola Cosentino di tale circostanza è dimostrata dalla conoscenza approfondita dei soggetti coinvolti (conoscenza ammessa dallo stesso on. Cosentino nel corso del suo interrogatorio), tutti legati - direttamente o indirettamente al clan dei casalesi nonché dalla sua stessa attitudine a favorire gli interessi del clan che lo sosteneva elettoralmente».
A prescindere dalle ricorrenti parentele dell'on. Cosentino con famiglie camorristiche, il contesto dovrebbe indurre in chi svolge attività politica una doverosa cautela nelle relazioni, soprattutto in territori ad alta densità mafiosa. Altrimenti, proprio la circostanza che in politica si viene a contatto indistintamente con tutti rischia di essere un salvacondotto tale per cui ogni rapporto e ogni intesa d'affari è lecita.

7. Conclusioni. È opportuno - a questo punto - richiamare altresì la Relazione sui costi economici della criminalità organizzata nelle regioni dell'Italia meridionale approvata all'unanimità dalla Commissione d'inchiesta sulla mafia in questa legislatura (seduta del 9 febbraio 2011) (3).


(3) Doc. XXIII, n. 5 - XVI legislatura.


Ne cito qui il passaggio conclusivo, significativo anche ai nostri fini, e rinvio gli interessati alla lettura complessiva del documento, che reca una bibliografia e un apparato di tabelle che fa davvero riflettere sulle insufficienze di questi anni: «... Occorre tuttavia assicurare anche la presenza di una classe dirigente che sappia coniugare legalità e sviluppo, che devono procedere insieme perché senza le due dimensioni non si avrà mai una capacità d'impatto contro le mafie in grado di sradicarle e non ci si limiterà semplicemente a contenerne le manifestazioni violente, quando queste eccedono in un dato momento storico o in un dato territorio. La presenza delle mafie è infatti talmente strutturale da organizzarsi in forma di coabitazione con la società, l'economia, le istituzioni e la politica, al punto tale che oggi rappresenta il nodo principale da rimuovere per liberare le straordinarie potenzialità economiche del Paese, farlo diventare grande e metterlo nelle condizioni di competere in Europa e nella globalizzazione al meglio delle sue possibilità». Onorevoli colleghi: si deve escludere che Nicola Cosentino possa considerarsi un perseguitato politico e che le indagini a suo carico, convalidate da vari giudici - Raffaele Piccirillo nel 2009; la I sezione penale della Corte di cassazione nel 2010; Egle Pilla nel 2011 e i giudici del riesame nel 2012 - siano connotate da elementi pretestuosi o abnormi. Non c'è allora ragione per negare l'arresto.
Per questi motivi, a maggioranza(4) la Giunta propone all'Assemblea di concedere l'autorizzazione richiesta.


(4) È opportuno riportare in allegato copia dei resoconti della Giunta relativi all'esame condotto.

Marilena SAMPERI,
relatore per la maggioranza


ALLEGATO

Estratto dei resoconti delle sedute della Giunta per le autorizzazioni del 6, 14, 15, 20 e 21 dicembre 2011 e 10 gennaio 2012

6 dicembre 2011

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, comunica che in data odierna è stata assegnata alla Giunta una domanda di autorizzazione all'arresto del deputato Nicola Cosentino, ai sensi dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione. La domanda concerne un procedimento diverso rispetto ai fatti di cui la Giunta e la Camera ebbero a occuparsi nel 2009: si tratta di fatti legati - sì - all'ambiente di Casal di Principe, ma del tutto differenti e in parte più recenti rispetto alla precedente domanda di arresto. L'incartamento in questa circostanza si compone della sola ordinanza del giudice Pilla di Napoli, che è pervenuta priva di allegati. Ad essa pertanto verrà data integrale pubblicità secondo le consuete modalità. Ha incaricato della relazione il deputato Paniz che riferirà la prossima settimana. Quanto al prosieguo dell'esame, propone che l'affare sia concluso in sede referente prima della pausa natalizia e che quindi si svolgano sedute plurime nelle prossime due settimane, in particolare martedì 13, mercoledì 14, martedì 20 ed eventualmente mercoledì 21 dicembre.
Dopo interventi dei deputati Samperi, Palomba e Paniz, la Giunta delibera di convocarsi martedì 13 dicembre, alle ore 12, e poi mercoledì 14, alle ore 9,15. Eventuali ulteriori sedute saranno individuate la prossima settimana.

14 dicembre 2011

Maurizio PANIZ (PdL), relatore, espone che l'inchiesta nella quale è indagato il deputato Nicola Cosentino è l'ulteriore sviluppo della lunga (ormai ben più che decennale) attività investigativa che riguarda i clan camorristici di Casal di Principe in provincia di Caserta. Essa ha come premesse storiche e giudiziarie, peraltro ripetutamente citate anche nell'ordinanza custodiale per la parte concernente proprio l'onorevole Cosentino, precedenti indagini ed anche pronunzie giurisdizionali di condanna di numerosi soggetti che hanno capeggiato o diretto le organizzazioni camorristiche della zona o anche solo partecipato in varie modalità alle loro illecite attività. In particolare, il contesto di riferimento è la lotta tra il clan dei Bidognetti (ora in marcato declino) e quello degli Schiavone (il ramo vincente, diretto da Nicola, figlio di Francesco, detto Sandokan, anche se colpito numerose volte da efficaci iniziative di contrasto da parte della polizia giudiziaria e della magistratura). Peraltro, anche l'ulteriore ramo dei «casalesi», quello di Zagaria, ha subito uno scacco molto significativo, da ultimo, con l'arresto, proprio il 7 dicembre scorso, del medesimo Michele Zagaria.
L'attività dei clan casalesi si articola su un'ampia gamma di settori: dalla gestione del ciclo dei rifiuti alle estorsioni, all'edilizia, al riciclaggio ed al condizionamento delle amministrazioni locali.
L'assunto accusatorio è che tutta questa vasta e penetrante opera d'inquinamento e di condizionamento del tessuto sociale non possa che contare anche su significativi appoggi istituzionali. Ed infatti i principali protagonisti della nuova inchiesta - secondo l'autorità giudiziaria - sarebbero l'allora sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, Nicola Di Caterino, funzionario del comune della medesima città, e poi i fratelli Corvino (due maschi e una femmina) ed i fratelli Ferraro, schierati su versanti opposti e in competizione per il controllo del comune di Casal di Principe, attraverso la sistematica ed illecita pressione sugli imprenditori della zona, nella spartizione delle occasioni di lavoro e nella ricerca, ovviamente illecita, del consenso elettorale attraverso il voto di scambio.
Il Di Caterino, il Cristiano e i Corvino sono, poi, tutti imparentati per avere Di Caterino sposato una sorella Corvino ed il Cristiano sposato una sorella Di Caterino.
Per completezza espositiva, ricorda che il 18 novembre scorso il comune di Casal di Principe è stato sciolto ed è stato nominato un commissario prefettizio.
Per quanto concerne le accuse, in questo panorama, secondo l'autorità giudiziaria, il deputato Cosentino - anche in qualità di coordinatore regionale del PDL - sarebbe il referente «nazionale» del gruppo degli Schiavone ed avrebbe partecipato, quale attivo «nume tutelare», ad operazioni inerenti ad un'iniziativa volta a favorire il medesimo gruppo degli Schiavone e dei Corvino, vale a dire la costruzione di un importante centro commerciale, che avrebbe poi assorbito lavoratori e lavoratrici della zona, i quali avrebbero successivamente retrocesso parte dei loro guadagni ai Corvino medesimi e promesso i loro voti.
L'edificazione del centro commerciale avrebbe dovuto avere vari presupposti: 1) un finanziamento della banca UNICREDIT; 2) la verifica della compatibilità con gli strumenti urbanistici; 3) la disponibilità degli imprenditori coinvolti a riciclare o reimpiegare risorse di illecita provenienza. Di qui i tre capi d'accusa, mossi a titolo di concorso specificamente all'onorevole Cosentino, vale a dire gli abusi e le falsità in atti pubblici punite dal codice penale, il falso interno bancario di cui all'articolo 137 del testo unico sul credito ed il reimpiego (consumato e od o tentato) di capitali illeciti di cui all'articolo 648-ter del codice penale.
Più in particolare, necessitando il progetto di costruzione di licenze edilizie e attestati di conformità agli strumenti urbanistici in vigore (il piano attuativo ed il piano di lottizzazione convenzionata), l'Ufficio tecnico comunale di Casal di Principe doveva rilasciare una serie di atti che sarebbero stati tutti rilasciati in modo illecito attraverso falsi. A queste falsità avrebbero partecipato tra gli altri Vincenzo Schiavone e Mario Cacciapuoti, l'uno funzionario dell'UTC di ruolo e l'altro dirigente a contratto, nominato dalla gestione commissariale del comune, nel frattempo sciolto per mafia nel 2006 (il comune di Casal di Principe è stato invero sciolto per mafia più volte). L'onorevole Cosentino, in particolare, nel 2007 si sarebbe adoperato affinché il Cacciapuoti fosse riconfermato nel ruolo, alla fine del commissariamento, e terminasse il suo «compito».
Inoltre, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, l'onorevole Cosentino avrebbe partecipato alle pressioni poste in essere verso i funzionari dell'UNICREDIT di Casal di Principe affinché costoro omettessero di segnalare alla direzione di Roma del medesimo istituto di credito le difficoltà oggettive dell'operazione per cui veniva chiesto il finanziamento, in primo luogo le precarie condizioni economiche della VIAN srl, amministrata formalmente da tale Caterina Corvino, ma in realtà da Nicola Di Caterino, uomo legato al sindaco Cipriano Cristiano e, nella prospettazione accusatoria, all'onorevole Cosentino.
In terzo luogo - ed in conclusione - il deputato Cosentino sarebbe anche concorrente, quanto meno a livello di tentativo, dell'operazione del reimpiego di capitali di provenienza illecita, che sarebbero stati reinvestiti nell'edificando centro commerciale.
Nella mattinata del 6 dicembre 2011 sono stati tratti in arresto i fratelli Ferraro, tutti i fratelli Corvino, il Di Caterino, il Cipriano Cristiano ed il Cacciapuoti (oltre a numerose altre persone). L'arresto dell'onorevole Cosentino è stato ovviamente sospeso in attesa della pronunzia della Camera. Quanto alle fonti di prova, evidenzia che l'esistenza delle varie associazioni camorristiche gravitanti su Casal di Principe è dedotta da varie sentenze passate in giudicato (v. pag. 40 e 41 dello stampato).
I fatti specifici della presente inchiesta sono riferiti da vari collaboratori di giustizia: Raffaele Piccolo, Roberto Vargas, Raffaele Giangrande, Salvatore Caterino e alcuni altri.
Sul ruolo dell'onorevole Cosentino, in particolare, vengono riproposte le dichiarazioni di Gaetano Vassallo e di Francesco Bidognetti, le cui indicazioni furono già poste a base della richiesta di custodia cautelare del 2009 (v. pp. 86 e 102 dello stampato). In secondo luogo, vengono addotti alcuni passaggi delle deposizioni di Luigi Diana del 16 aprile 2011 (v. pag. 110 e 596 dello stampato) e di Francesco Della Corte del 28 febbraio 2011 (v. pag. 595 dello stampato). In terzo luogo, viene riportata un'intercettazione ambientale del 17 luglio 2006 tra Cacciapuoti, Di Caterino, Lubello e Cristiano (pag. 620). Ancora: viene ricordata un'intercettazione telefonica tra Di Caterino e Cristiano del 29 marzo 2007 (pag. 627) e viene focalizzata una visita dell'onorevole Cosentino, in uno al deputato Luigi Cesaro, ai funzionari dell'UNICREDIT (pagg. 672 e 702). Sempre in ordine agli elementi indiziari, viene utilizzata una intercettazione tra l'onorevole Cosentino e Di Caterino (pag. 717), vengono ricordate altre intercettazioni ed ulteriori riferimenti alle pagg. 726-727. Da ultimo, viene valorizzata la deposizione di Roberto Vargas che sostiene (pag. 947) che l'onorevole Cosentino fosse il politico «che comandava a Casal di Principe», tanto è vero che l'elezione a sindaco di Cipriano Cristiano avvenne per concorde concorso delle famiglie camorristiche Schiavone e Russo e dello stesso onorevole Cosentino e vengono riferite le dichiarazioni del pentito Francesco Cantone (pag. 1004).
La declinazione compiuta del ruolo del deputato Cosentino si rinviene a pag. 818 dello stampato, laddove - secondo l'impianto accusatorio - si individua nell'onorevole Cosentino il consapevole protagonista di tutta la vicenda. Egli infatti - secondo l'accusa - sarebbe il «referente politico nazionale» dei politici casalesi, a loro volta pesantemente invischiati nei rapporti con il clan degli Schiavone (con cui, peraltro, anche lo stesso Cosentino sarebbe imparentato, attraverso il fratello e un cugino primo).
Egli, inoltre, sarebbe intervenuto concretamente nella specifica vicenda in discussione con l'accesso alla sede UNICREDIT. Al riguardo, precisa che - allorquando un politico decida di perorare una qualsivoglia richiesta - non è tenuto a verificarne i presupposti tecnici e giuridici, tanto più che nel caso specifico il finanziamento non fu poi concesso.
Quanto alle esigenze cautelari, esse sono molto sinteticamente individuate dal GIP e illustrate in sole sei righe dello stampato a fronte delle 1167 pagine in cui si articola l'ordinanza custodiale. Esse sono presuntivamente indicate, ai sensi degli articoli 51, comma 3-bis, e 275, comma 3, del codice di procedura penale, anche in ragione della pericolosità sociale e dunque del pericolo di reiterazione del reato. Per quanto attiene al profilo dell'esistenza del fumus persecutionis, fa presente che sono ben 1167 le pagine delle quali si compone il provvedimento contenente la misura cautelare: l'entità non è usuale e priva di significato. Ma la pressoché integrale totalità delle stesse fa riferimento a persone ed aspetti estranei alla posizione dell'onorevole Cosentino, rispetto al quale deve sottolineare che, anzitutto, viene pedissequamente ripetuto un quadro accusatorio che già aveva portato alla richiesta della misura cautelare della custodia in carcere nel 2009 (tanto che spesso viene valorizzato il cosiddetto «giudicato cautelare»), posto che la Suprema Corte, pur invocata dall'interessato, non ebbe ad annullare la misura cautelare; in proposito, ricorda inoltre che il procedimento penale in questione è ancora in corso e che l'onorevole Cosentino ha chiesto che si proceda mediante il giudizio immediato.
Inoltre, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia - formulate in termini assai generici - vengono elevate al rango di prove certe ed inequivoche, perfino sostanzialmente decisive, sottovalutando l'estrema genericità delle stesse ed il rifugio dei collaboratori medesimi in comprensibili luoghi comuni.
Ancora: sono utilizzate alcune intercettazioni dirette (peraltro di contenuto accusatorio infimo per non dire nullo) dell'utenza dello stesso onorevole Cosentino (soggetta alle guarentigie dell'articolo 68 Cost. ed in spregio alle stesse) (pagg. 624, 715, 716, 717 e 718).
Sottolinea ulteriormente che non viene considerato che non vi sono contatti diretti dell'onorevole Cosentino con le varie persone interessate alla specifica operazione immobiliare e commerciale in questione, salvo enfatizzare l'intervento presso i vertici UNICREDIT - peraltro durato pochissimi minuti - perfettamente giustificabile da parte di un parlamentare di fronte alla prospettiva dell'apertura di un centro commerciale nella zona di propria attività politica con conseguenti posti di lavoro ed aumento della competitività commerciale del territorio. Del resto, si dà per scontato il fatto che l'onorevole Cosentino dovesse avere percezione diretta e significativa delle (insufficienti) condizioni economiche del soggetto che attivava l'iniziativa commerciale in questione, VIAN s.r.l., senza che esista un solo elemento di obiettivo riscontro di tale percezione.
Afferma come non esista una sola prova oggettiva della partecipazione diretta dell'onorevole Cosentino all'iniziativa commerciale in questione, mentre indizi di contenuto eminentemente generico vengono elevati al rango di prove inequivoche, tali da giustificare il provvedimento custodiale verso un parlamentare della Repubblica. Più in particolare, intende chiarire che certamente l'inchiesta ha portato alla luce indiscutibili comportamenti illeciti e responsabilità personali per fatti delittuosi. Non di meno, quello che gli pare mancare è la certa trasposizione del ruolo individuale dell'onorevole Cosentino nel contesto criminoso descritto. Sotto questo profilo, le dichiarazioni testimoniali raccolte dagli inquirenti si limitano al luogo comune per cui egli sarebbe il «politico di riferimento» di quel territorio.
Da ultimo, non viene indicata una sola esigenza cautelare specifica per l'esecuzione della così grave misura cautelare richiesta, che viene perciò prospettata solo in modo presuntivo, ferma la rilevante distanza di tempo dai fatti e l'impossibile ripetitività della condotta.
Ciò esposto, propone che non venga autorizzata l'esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dell'onorevole Nicola Cosentino.

Dopo interventi sull'ordine dei lavori dei deputati Maurizio TURCO, Giuseppe CONSOLO e Federico PALOMBA, Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, avverte che l'invito per l'audizione al deputato Cosentino verrà reiterato, come di consueto, e che l'esame della domanda proseguirà nella seduta di domani, che s'intende differita alle ore 10.

Pierluigi MANTINI (UdCpTP) non si nasconde la gravità delle decisioni concernenti la restrizione della libertà personale di un deputato, anche alla luce del caso di Alfonso Papa, la cui persistente custodia domiciliare gli sembra oggi eccessiva.
Tuttavia, ogni caso è diverso e non può dimenticare che proprio sulla pregressa richiesta custodiale relativa al deputato Cosentino il suo gruppo votò per la concessione ed egli medesimo sottoscrisse una relazione di minoranza che si contrapponeva alla proposta di diniego formulata dalla Giunta.
Se forse può condividersi il giudizio del relatore per cui mancano prove dirette ed empiriche del collegamento di Nicola Cosentino con ogni singolo profilo penale, non così invece ci si può esprimere sul rilievo per cui molte delle fonti di prova sarebbero costituite da fatti vecchi. È inevitabile che molto del portato investigativo di questa inchiesta derivi dallo storico filone della lotta alla camorra e ai clan casalesi. Peraltro, vi sono elementi indiziari indiscutibili a carico di Nicola Cosentino, come la sua indebita pressione sull'Ufficio tecnico del comune volta a ottenere false certificazioni, prodromiche all'edificazione del centro commerciale. Non è revocabile in dubbio che, al riguardo, Mario Cacciapuoti fosse un suo fiduciario. Anche l'ingente finanziamento che l'UNICREDIT avrebbe dovuto concedere alla società VIAN rappresenta una vicenda opaca, nella quale si constatano numerose irregolarità, la prima delle quali è costituita dalla compagine sociale, comprovatamente camorristica, certamente nota al Cosentino. Opinare il contrario significherebbe ammettere la possibilità che lo stesso onorevole Cosentino sia dedito ad accompagnare presso sportelli bancari chiunque gliene faccia richiesta.
Quanto alla considerazione del relatore, per cui il ricorso alla figura - quasi abusata - del «politico di riferimento», sarebbe una prova troppo generica, deve d'altronde sottolineare che proprio la difficoltà di svolgere attività politica in alcuni contesti dovrebbe indurre i politici medesimi ad atteggiamenti di maggiore prudenza, tanto più che - ribadisce - l'onorevole Cosentino non si è limitato a mantenersi nelle retrovie dell'operazione finanziaria ma ha perorato attivamente, con una collaborazione all'illecito che giustifica pienamente la misura cautelare.
Venendo quindi alla pretesa natura succinta delle motivazioni in punto di esigenze cautelari, rimarca che esse in realtà emergono dal complesso dell'ordinanza, dalla quale si evincono chiari ed evidenti elementi di pericolo, senza che ciò debba essere ulteriormente e specificamente motivato. Per tutte le ragioni esposte, preannuncia che il suo gruppo voterà in favore dell'arresto e contro la proposta del relatore.

Donatella FERRANTI (PD) non può esimersi dallo stigmatizzare l'impianto della relazione ascoltata. Le pare che il relatore si sia posto come avvocato difensore dell'onorevole Cosentino anziché come membro della Giunta tenuto a riferire sugli elementi portati all'esame parlamentare. Quest'ultimo deve concernere solo eventuali profili di fumus persecutionis ed è metodologicamente errato spezzettare i singoli punti addotti nell'ordinanza di custodia cautelare senza peraltro considerare il fondamentale dato di partenza, costituito dalla sentenza della Corte di cassazione sulla precedente ordinanza di custodia in carcere che oggi si atteggia a vero e proprio giudicato cautelare. Ricollegandosi a quanto sostenuto dal deputato Mantini, sottolinea che l'onorevole Cosentino conosceva perfettamente il contesto ambientale nel quale sono maturate le circostanze che gli vengono addebitate. A pag. 701 dello stampato, per esempio, si chiarisce che il funzionario dell'UNICREDIT Cristofaro Zara aveva opposto delle difficoltà all'erogazione del finanziamento, in considerazione dell'insufficienza delle garanzie offerte dal soggetto richiedente. Il suo atteggiamento, tuttavia, si era ammorbidito dopo l'incontro del 7 febbraio 2007, organizzato da Di Caterino e dal sindaco Cristiano con i deputati Cosentino e Cesaro. Peraltro deve dissentire dal relatore in ordine alla mancanza di riscontri sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: vi sono al contrario numerosi riscontri empirici costituiti da appostamenti, relazioni di polizia giudiziaria e intercettazioni. Quanto poi al rilievo per cui le esigenze cautelari sarebbero motivate in modo troppo sommario, ricorda che per fatti di questa natura esse sono presunte dalla legge. Voterà per la concessione dell'autorizzazione.

Constatato che non vi sono ulteriori richieste di intervento, Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani.

15 dicembre 2011

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, dispone l'audizione del deputato Cosentino, cui ricorda che è stato reiterato l'invito.

(Viene introdotto il deputato Nicola Cosentino).

Nicola COSENTINO (PdL), autorizzato dal Presidente, deposita una memoria difensiva. Fa presente che già dalla lettura della corposa ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti si coglie come questa, di fatto, poggi su materiale investigativo già ampiamente noto e posto a base della precedente richiesta di arresto che lo ha riguardato nel 2009 e su cui la Camera si è già pronunziata nel senso del diniego. Il relativo processo è in corso presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere anche a seguito della sua rinunzia all'udienza preliminare. Il materiale accusatorio e indiziario è pertanto sub iudice e a suo avviso non potrebbe oggi essere riproposto per una nuova richiesta custodiale: occorre viceversa attendere l'esito del processo pendente.
Quanto alle specifiche accuse che gli vengono mosse oggi, si tratta di due episodi, a suo avviso inconsistenti.
Il primo consisterebbe in un intervento volto a far concedere un finanziamento non dovuto per un'iniziativa edile. Egli si sarebbe recato presso una filiale bancaria per caldeggiare l'operazione creditizia. In realtà, l'incontro cui si fa riferimento non aveva a che fare con la concessione del finanziamento ma con le candidature per le elezioni politiche: tale Mario Santocchio, cognato di un funzionario dell'UNICREDIT, desiderava presentarsi a lui per proporre la sua candidatura e gli aveva pertanto sollecitato un incontro. La presentazione avrebbe dovuto svolgersi presso la sede di Forza Italia ma poi, per ragioni logistiche, fu spostata alla filiale dell'UNICREDIT. Peraltro a quell'incontro non fu presente il Di Caterino, personaggio ritenuto centrale nell'inchiesta. Esso comunque durò pochi minuti, tempo nel quale egli certamente non ebbe la possibilità di persuadere alcuno in ordine al rilascio di un finanziamento bancario.
Quanto al secondo episodio, la conferma in organico dell'architetto Cacciapuoti, dichiara di non averlo mai conosciuto.
Rimarca come a pag. 85 dello stampato la stessa autorità inquirente riconosca come le condotte appena descritte siano penalmente indifferenti ed acquistino significato solo perché lette ed interpretate alla luce del contesto e del precedente giudicato cautelare. Deve confutare radicalmente un simile approccio, giacché è naturale per un deputato interessarsi delle iniziative economiche nel suo territorio ed eventualmente promuoverle, cosa che peraltro nella circostanza egli non ha fatto. Peraltro, a suo avviso, non vi è alcun giudicato cautelare di merito. Tanto più che egli non ha interessi elettorali diretti nella zona: egli è il responsabile regionale del PdL in Campania e non è certo una realtà circoscritta come un piccolo comune di circa 15 o 20mila abitanti a poter influenzare le sue sorti politiche ed elettorali.
Si rimette dunque all'attenzione e al giudizio della Giunta, sottolineando che il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha già svolto dieci udienze, senza ancora entrare nel merito dei fatti.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, avverte che sono in corso in Assemblea interventi sul processo verbale, che potrebbero concludersi con un voto sullo stesso, verosimilmente con procedimento elettronico senza registrazione dei nomi. Considera pertanto opportuno sospendere la seduta e prega il deputato Cosentino di mantenersi disponibile per il prosieguo dell'audizione e per le domande che i componenti vorranno porgli. Avverte che la seduta riprenderà pochi minuti dopo che in Assemblea il Governo avrà posto la preannunziata questione di fiducia sul disegno di legge n. 4829.

La seduta, sospesa alle 10.30, è ripresa alle 12.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, avverte che il collega Palomba ha dovuto lasciare la seduta per motivi personali e che lo ha pregato di formulare all'on. Cosentino alcune domande, che pertanto egli avanzerà, ferma restando la paternità di esse in capo al deputato Palomba. Chiede quindi al deputato Cosentino che rapporti abbia con Cipriano Cristiano e che opinione si sia fatto sulle ragioni dello scioglimento del consiglio comunale di Casal di Principe nel 2009. Gli domanda altresì che rapporti abbia con Mario Cacciapuoti e se gli capiti di frequente di perorare pratiche di finanziamento. Gli domanda ancora se sia a conoscenza di taluni fenomeni di illeciti elettorali nella città di Casal di Principe e se vi conosca un funzionario dell'ufficio tecnico, Vincenzo Schiavone. Domanda da ultimo se conosca le ragioni del recentissimo scioglimento del comune di Casal di Principe.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) domanda se il collega Cosentino abbia mai chiesto di essere sentito dai magistrati sulla vicenda inerente alla domanda in titolo.

Roberto CASSINELLI (PdL) chiede se all'incontro presso la filiale dell'Unicredit fossero presenti esponenti bancari dotati del potere di firma sulle pratiche di fido.

Marilena SAMPERI (PD) gli domanda se voglia confermare quanto affermato poc'anzi circa l'assenza del Di Caterino al colloquio, giacché tale colloquio risulta organizzato proprio dal Di Caterino.

Pierluigi MANTINI (UdCpTP) gli domanda quali rapporti abbia con Cacciapuoti e con la società Vian e se intenda offrire valutazioni circa il fatto che un istituto bancario, onde estendere la propria attività in un certo territorio, debba interloquire con l'esponente politico più in vista del luogo.

Nicola COSENTINO (PdL), ricordato che il comune di Casal di Principe, unitamente a quello di Mondragone, è stato sciolto nel 2009 in ragione degli inadempimenti relativi alla raccolta differenziata, afferma di conoscere il Di Caterino e il Cristiano da molto tempo, poiché sono noti, affermati professionisti della città di Casal di Principe. In particolare Cipriano Cristiano è il fondatore del club di Forza Italia della città, con cui egli ebbe a che fare durante il suo percorso politico. Tale percorso, come è noto, lo ha visto muoversi dal Partito Socialdemocratico Italiano negli anni '80, per approdare al sostegno al candidato di centro-sinistra Renato Natale e poi ad Alleanza Democratica. Successivamente anch'egli aderì a Forza Italia e conosce il Cristiano come una persona per bene. Del resto, non abita più a Casal di Principe da vari anni e non vi è tornato neanche per comizi.
Quanto al Cacciapuoti ribadisce di non conoscerlo e, quanto ai profili di irregolarità elettorali, li ignora soprattutto per il fatto di aver cessato ogni attività o interesse elettorale nella città di Casal di Principe.
Quanto ai rapporti con le banche fa presente di provenire da una famiglia di affermati imprenditori, tra cui ancora oggi i suoi fratelli, le cui aziende fatturano diversi milioni di euro all'anno e ultimamente hanno conseguito due milioni di euro di utili. Ciò nonostante le banche del luogo esigono forti garanzie non soltanto dalle aziende, ma dalle persone stesse dei loro titolari. Sicché egli non ha alcun rapporto privilegiato con le banche e verosimilmente nell'incontro del febbraio 2007 egli è stato esibito da altri più che parteciparvi da protagonista.
Precisato di non avere rapporti con Vincenzo Schiavone, rimarca di aver letto soltanto dalla stampa del più recente scioglimento del comune di Casal di Principe. Inoltre non ha mai negato che l'incontro presso l'Unicredit fosse stato organizzato dal Cristiano per il tramite del Di Caterino. I contatti decisivi avvennero mentre lui era alla bouvette della Camera in compagnia di Luigi Cesaro. È per questo che chiese anche a lui di accompagnarlo. All'incontro presso la filiale bancaria parteciparono lo Zara e il Protino, il direttore della filiale medesima.

Roberto CASSINELLI (PdL) gli domanda se costoro siano stati sentiti dalla magistratura a riscontro delle testimonianze dei pentiti.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) gli domanda di fornire la documentazione relativa alle sue richieste di essere ascoltato dalla magistratura.

Nicola COSENTINO (PdL) ribadisce di aver richiesto, già a partire dalla vicenda che lo ha interessato nel 2009, di essere sentito dai magistrati, ma senza successo. Quanto alla nuova richiesta di arresto, il relativo provvedimento gli è pervenuto solo da pochi giorni e i suoi difensori sono in procinto di avanzare la domanda di presentazione per dichiarazioni spontanee.

Marilena SAMPERI (PD) gli chiede quindi di chiarire se le occasioni di essere sentito dai magistrati siano relative alla presentazione per dichiarazioni spontanee o all'interrogatorio formale previsto dall'articolo 375 del codice di procedura penale.

Maurizio BIANCONI (PdL), affinché siano evitati fraintendimenti, invita il deputato Cosentino a esibire copia delle richieste di colloquio con i magistrati o copia delle richieste con cui costoro lo invitano a presentarsi, a prescindere dalla disposizione di riferimento.

Armando DIONISI (UdCpTP) gli domanda in definitiva che idea si sia fatto sui motivi per cui egli si ritrovi nuovamente al centro di un'inchiesta.

Vincenzo D'ANNA (PT) chiede se gli risulti che il dottor Cafiero De Raho sia legato da parentele con giudici per le indagini preliminari.

Dopo che Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, ha richiamato doverosamente i colleghi sui contenuti del parere della Giunta per il regolamento del 24 ottobre 1996 (Sullo svolgimento di richiami al regolamento o per l'ordine dei lavori e sull'osservanza dei limiti di correttezza negli interventi - artt. 41, 45 e 89) in particolare quanto alla necessità di «assicurare che la libera manifestazione del pensiero e della critica non vada mai disgiunta dall'impiego dei modi corretti e delle forme appropriate al linguaggio parlamentare, e non abbia quindi a trascendere nella diffamazione personale o nel vilipendio di organi dello Stato..... tali intendendosi anche le espressioni ingiuriose e le insinuazioni atte ad offendere, a recare discredito o comunque a ledere persone o istituzioni», Pierluigi MANTINI (UdCpTP) si associa alla domanda del collega Dionisi, soprattutto per capire se il deputato Cosentino intenda indicare specifici elementi di fumus persecutionis. Puntualizza, rivolto al collega Cassinelli, che Zara e Protino sono entrambi stati arrestati.

Antonino LO PRESTI (FLpTP) rammenta che fu relatore sulla prima domanda di arresto pervenuta alla Camera e che propose che la Giunta e la Camera si pronunziassero per il diniego dell'autorizzazione. Non rinnega quella sua posizione, motivata dal fatto che, allora, v'era una discrepanza temporale tra le emergenze istruttorie, risalenti al 2004, e la domanda di arresto, pervenuta nel 2009. Il fumus persecutionis gli parve pertanto sussistere. Oggi tuttavia le circostanze gli sembrano nuove e diverse e, quindi, domanda se il deputato Cosentino possa offrire elementi che lumeggino in chiave persecutoria anche la nuova istanza della magistratura.

Nicola COSENTINO (PdL), precisato che di Zara e Protino occorrerebbe esaminare le deposizioni precedenti al loro arresto, significative per dedurre la sua estraneità ai fatti, espone che gli elementi indiziari a suo carico derivano tutti dalle dichiarazioni di un solo pentito, Gaetano Vassallo, medesima persona di cui la Giunta conosce le affermazioni in ragione della precedente domanda di autorizzazione all'arresto, le cui accuse sono poi riprese a catena da altri pentiti, alcuni dei quali sono imparentati con noti politici a lui avversi. Non può quindi che sottolineare come il suo diritto di difesa sia stato conculcato e che il pregiudizio dell'autorità giudiziaria nei suoi confronti sia assolutamente evidente.
Egli avrebbe potuto nascondersi nei meandri e nelle lentezze del processo penale italiano: ha invece inteso rinunciare all'udienza preliminare al fine di ottenere giustizia dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Osservato conclusivamente che i suoi guai giudiziari nascono dalla sua nomina a sottosegretario nel Governo Berlusconi, ritiene evidente che la surreale vicenda di cui è protagonista è frutto di una inconsueta violenza mediatica, politica e giudiziaria.

Dopo che Donatella FERRANTI (PD) gli ha domandato a quali parentele tra collaboratori di giustizia e politici egli si riferisca, Nicola COSENTINO (PdL) risponde che tra i pentiti che lo accusano vi sono Luigi e Alfonso Diana che sono parenti di Lorenzo Diana, già senatore e già deputato dei Democratici di sinistra, Carmine Schiavone, che è un altro dichiarante, imparentato con Italo Bocchino, e Roberto Vargas, imparentato con Gennaro Coronella.

(Il deputato Nicola Cosentino si allontana dall'aula).

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, rammenta che, per accordo unanime, la Giunta ha concordato di terminare l'esame entro il 21 dicembre 2011. A tal fine ritiene che interventi possano svolgersi sin d'ora e, poi, nella successiva seduta da convocare per martedì 20 dicembre.

Antonino LO PRESTI (FLpTP) osserva che dagli atti della nuova inchiesta non emergono elementi per giustificare un fumus persecutionis, anche in ragione della freschezza degli indizi e della distanza ravvicinata di essi con la richiesta all'esame. Tutti evidentemente si augurano che l'on. Cosentino esca assolto dal processo cui si è meritoriamente presentato per quanto riguarda la vicenda pregressa, rispetto alla quale la Camera si è pronunciata e rispetto alla cui decisione il verdetto cautelare della Corte di cassazione non cambia granché. Tuttavia egli sa per esperienza personale - giacché taluni quartieri di Palermo sono caratterizzati da alta intensità mafiosa - che nella propria attività professionale e politica, specie nel contesto elettorale, occorre saper distinguere le proprie frequentazioni e sapere in quali botteghe non si può entrare. L'on. Cosentino non dovrebbe essere uno sprovveduto, provenendo da una famiglia assai facoltosa ed essendo peraltro anche abilitato alla professione forense. Gli sembra quindi francamente curioso che abbia commesso le leggerezze di cui è accusato, specie alla luce della pregressa esperienza.

Vincenzo D'ANNA (PT), contrariamente al collega Lo Presti, ravvisa nella vicenda evidenti e concreti segni di fumus persecutionis. Le inchieste sui clan casalesi risalgono ai processi Spartacus 1 e 2 e sono stati condotti dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e non da quella di Napoli. Osservata l'ipocrisia di chi invita i parlamentari a difendersi nel processo e non dal processo (con ciò ammettendo che si svolgano anche processi ridicoli e pretestuosi e per ciò stesso rovinosi per la carriera politica dell'interessato), ritiene che il motivo dell'accanimento giudiziario contro Nicola Cosentino sta nell'avere questi ribaltato i destini politici della regione Campania. Notoriamente la regione è stata per molti anni dominata dalla sinistra, in particolare da Antonio Bassolino e da Rosa Russo Jervolino, le cui gestioni - in particolare quella del primo - hanno lasciato ingenti disavanzi pubblici. Man mano che Nicola Cosentino ha condotto il centro-destra a ribaltare le sorti politiche dell'area, facendo passare Forza Italia dall'otto per cento a cifre di gran lunga più consistenti e maggioritarie, sono spuntati, l'un dopo l'altro, pentiti di vario genere, a cominciare da Gaetano Vassallo. È così che, nella parte politicizzata della procura di Napoli, è maturata la convinzione di dover «colpire il capo degli indiani», in modo che gli altri si disperdano. Il teorema ipocrita e mendace per cui il politico di zona «non può non sapere» rende di fatto tutti i parlamentari di una certa circoscrizione delle persone in libertà provvisoria e condizionata. Rilevato che proprio Giuseppe Narducci, uno dei pubblici ministeri che ha indagato su Cosentino, è oggi transitato serenamente a un incarico politico nella Giunta De Magistris, ribadisce la sua convinzione che si tratti di un'operazione politica. Si esprime pertanto a favore della proposta del relatore.

Pierluigi MANTINI (UdCpTP) considera contraddittorio il ragionamento del deputato D'Anna, ma si riserva di intervenire nella prossima seduta.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, avverte che l'esame è rinviato alla seduta di martedì 20 dicembre, che convoca sin d'ora per le ore 13. Avverte altresì che, su richiesta del relatore, on. Paniz, il testo integrale della relazione da lui svolta nella seduta del 14 dicembre sarà pubblicato in allegato al resoconto della seduta odierna.

20 dicembre 2011

Dopo interventi sull'ordine dei lavori dei deputati Federico PALOMBA (IdV), Luca Rodolfo PAOLINI (LNP), Maurizio PANIZ (PdL), Giuseppe CONSOLO (FLpTP) e Anna ROSSOMANDO (PD), Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, avverte che l'esame della domanda in titolo terminerà nella giornata di domani, come unanimemente convenuto nella seduta del 6 dicembre scorso. La seduta di domani avrà inizio alle ore 9.15, e - ove necessario - verrà sospesa in concomitanza con i voti in Assemblea per riprendere alle ore 15.30 fino a conclusione dell'esame del documento in titolo.

(Così rimane stabilito).

Roberto CASSINELLI (PdL) non si nasconde le difficoltà che ha incontrato nel dover affrontare l'ennesima richiesta di arresto di un deputato in tempi ristretti e d'innanzi a un incartamento molto voluminoso. Simile tipo d'impegno si rende ancor più delicato alla luce del precedente dell'onorevole Papa, per cui l'autorizzazione fu concessa dalla Camera solo per assistere successivamente a un cospicuo alleggerimento di accuse da parte dell'autorità giudiziaria. Il metodo che egli ha seguito per porsi d'innanzi alla richiesta in titolo è quello di verificare la sussistenza delle esigenze cautelari. Quanto al pericolo d'inquinamento probatorio, tende a pensare che non ve ne sia. I coimputati infatti sono in buona parte già ristretti in custodia cautelare e l'autorità giudiziaria ritiene di disporre di documentazione sufficiente. Quanto al pericolo di fuga, ha consultato una sentenza della Corte di cassazione di giugno 2010, dalla quale si evince il principio applicativo per cui tale esigenza cautelare deve essere motivata sulla base di elementi e circostanze concrete, che qui francamente gli sembrano mancare.
Da ultimo, circa il pericolo di reiterazione del reato, la medesima giurisprudenza della Corte di cassazione richiede precise e idonee motivazioni in relazione alla possibilità di una recidiva. Anche tale elemento sembra mancare agli atti che lui ha consultato.
D'altronde, l'episodio che costituisce il fulcro dell'accusa nei confronti del collega Cosentino ha aspetti di scarsa credibilità.
Si tratta infatti di un incontro di una manciata di minuti, tenutosi in una filiale bancaria il 7 febbraio 2007, volto a sbloccare una pratica creditizia difficile e delicata che si era incagliata. Trova i tempi descritti dalla magistratura a proposito di quest'episodio più acconci a una rapina che non a un illecito nell'istruttoria bancaria. Peraltro a tale incontro non ha partecipato il Di Caterino che ne era il reale interessato.
Trova, viceversa, più plausibile la giustificazione offerta dal deputato Cosentino il quale si è sentito usato ed esibito nell'ambito di rapporti locali tra il funzionario Zara e i suoi interlocutori. Considerato che le attenzioni della procura di Napoli verso l'onorevole Cosentino sono piuttosto marcate, e sostenute solo da elementi indiziari indiretti, annuncia che voterà per il diniego dell'autorizzazione all'arresto.

Federico PALOMBA (IdV) afferma non potersi trasformare il ruolo della Giunta e nemmeno dell'Assemblea in un'istanza giudiziale. Non giocherà al «piccolo GIP»: nessuno in questo collegio può ergersi a giudice «del» procedimento, senza essere giudice «nel» procedimento.
L'unico compito che spetta alla Giunta è quello di verificare se vi sia un fumus persecutionis sotto il profilo soggettivo od oggettivo. Esclusa unanimemente la prima possibilità, la seconda si avvererebbe solo in presenza di una ricostruzione ardita dei fatti e di un'abnormità in alcuni passaggi dell'inchiesta tali che questa si risolva in un'indebita pressione sul potere legislativo. Dal relatore e dall'intervento dell'onorevole Cassinelli ha sentito delle mere diversità di valutazione rispetto alle tesi accusatorie, ciò che non è sufficiente a integrare il fumus persecutionis.
Non è discutibile che l'onorevole Cosentino frequenti ambienti camorristici; ci si deve domandare allora in che cosa consista il concorso morale in questi ambiti: se soltanto dirigere determinate e specifiche attività o anche porsi come punto di riferimento degli affiliati. Propende per questa seconda tesi, ma, con ciò, non esprime un definitivo giudizio di colpevolezza, che spetta alle autorità preposte. Voterà contro la proposta del relatore.

Anna ROSSOMANDO (PD), richiamato il contenuto dell'articolo 7 della legge n. 203 del 1991, rimarca come l'impianto accusatorio e documentale proposto alla Giunta non sia affatto illogico o incoerente. L'ossatura dell'inchiesta rivela cospicue attività lobbistiche distorte, in un contesto che parte da lontano e che ha animato diverse importanti inchieste e processi. Citati taluni passaggi di intercettazioni agli atti, annuncia che voterà contro la proposta del relatore.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) si limiterà ad alcune osservazioni di carattere tecnico e non dichiarerà il voto del suo gruppo, per esprimere il quale necessita di ulteriore tempo di approfondimento. Constatato però che l'odierno esame costituisce una sorta di bis in idem sostanziale, giacché già una volta la Camera si è pronunziata sull'arresto dell'onorevole Cosentino, si atterrà al dato formale delle nuove accuse.
La principale gli pare quella di concorso in falso interno bancario, di cui all'articolo 137, comma 2, del decreto legislativo n. 385 del 1993. Si tratta di una fattispecie nella quale è richiesta la falsificazione di elementi dell'istruttoria creditizia, che si configura come un reato proprio. Il concorso di un extraneus con l'intraneus gli sembra problematica. D'altronde, tale reato avrebbe causato un danno non particolarmente rilevante giacché afferente ad un'operazione che poi sarebbe fallita. Infatti, ad una prima tranche di finanziamento per 5,5 milioni di euro non ne sono seguite altre perché il finanziamento è stato revocato e la banca medesima ha agito in via esecutiva sul terreno dato in garanzia. La relativa vendita ha fruttato poco meno di 4 milioni di euro.
Lo lascia perplesso anche l'accusa di reimpiego di danari di illecita provenienza giacché questi non vengono individuati.
Sicché complessivamente l'accusa di essere lo sponsor politico dell'operazione favorevole per l'organizzazione camorristica dei casalesi gli sembra fumosa.
Peraltro, considera che il fumus persecutionis non deve venire direttamente dal magistrato ma può anche promanare da terzi soggetti attraverso un'inchiesta giudiziaria poco incline a un vaglio critico sugli elementi testimoniali e indiziari che invece vengono recepiti passivamente.
Precisato che quale che possa essere la decisione della Camera sulla domanda di autorizzazione, essa non influisce sul giudizio, e, richiamata la ratio della previsione nel nostro ordinamento di alcune immunità penali in capo a personalità e titolari di varie cariche, rivendica di aver votato in Assemblea contro l'arresto del deputato Papa e crede che l'ordinamento italiano dovrebbe ispirarsi a quelli britannico e statunitense, nei quali vi è un'effettiva parità tra accusa e difesa e una reale tutela del segreto istruttorio. Inoltre, proprio sotto questi ultimi aspetti, esprime rammarico per il fatto che il deputato Cosentino non sia stato ancora ascoltato dai magistrati e che non abbia potuto quindi spiegare il senso della sua presenza all'incontro presso la filiale bancaria. Si domanda, al riguardo, quale mai potesse essere il bisogno dei beneficiari di procurarsi l'appoggio di Cosentino per la pratica se si erano già procurati la falsa fideiussione.

Dopo che Antonino LO PRESTI (FLpTP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ha domandato se siano pervenute le copie delle istanze con cui l'onorevole Cosentino avrebbe chiesto di essere ascoltato dai magistrati, nel senso sollecitato dai colleghi Paolini e Bianconi nella scorsa seduta,

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, risponde di no.

Marilena SAMPERI (PD) richiama i membri della Giunta sull'ineludibile concretezza di alcuni elementi investigativi, come per esempio quelli che emergono alla pagina 619 dello stampato in ordine alla posizione di Mario Cacciapuoti. Costui è un personaggio chiave nella pratica edilizia del centro commerciale ed è persona che non può essere rimossa, essendo inizialmente un dirigente a contratto indicato dalla gestione commissariale. Saranno la sollecitazione di Di Caterino e l'appoggio di Cosentino attraverso Giovanni Lubello a far sì che vi sia la stabilizzazione richiesta nell'incarico.

Dopo che Vincenzo D'ANNA (PT), interrompendo, ha chiesto alla collega Samperi chi abbia confermato Cacciapuoti nell'incarico, restando evidente - a suo avviso - che non si è trattato dell'onorevole Cosentino, Marilena SAMPERI (PD) ritiene invece che la conferma di Cacciapuoti è proprio opera sostanziale di tale deputato. D'altronde, la provincia di Caserta, come anche molte zone della Sicilia di cui purtroppo ella conosce bene i connotati, è una terra di confine nella quale imprenditori disinvolti e politici poco vigili animano intrecci politico-mafiosi rispetto ai quali non si può essere neutrali: o si è a favore o si è contro, non v'è zona mediana. Di tali intrecci troppi politici portano responsabilità gravissime. Peraltro è falso che l'inchiesta sia priva di riscontri oggettivi: esorta i colleghi a non sottovalutare la mole delle intercettazioni, i pedinamenti, gli appostamenti, i riscontri documentali e le relazioni di polizia giudiziaria.
Venendo in particolare alla pratica creditizia, rimarca come tutti sapessero della falsità della fideiussione del Monte dei Paschi di Siena: ne sapeva Di Caterino, ne sapeva Santocchio, ne sapeva Cristiano e ne sapevano i funzionari di banca. Caso strano, il finanziamento si sblocca appena tre giorni dopo l'incontro del 7 febbraio 2007. Quanto poi alla brevità di tale incontro, sottolinea che in taluni ambienti pochi gesti sono più significativi di molte parole. Sullo sviluppo della concessione del credito vi sono poi plurimi riscontri che non si possono trascurare.
Circa le esigenze cautelari, su cui si è soffermato il collega Cassinelli, deve rammentare che, nel caso del reato di associazione mafiosa e delle fattispecie aggravate dal citato articolo 7, le esigenze cautelari sono presunte per legge mediante una valutazione del legislatore che comporta l'automatismo dell'applicazione della custodia cautelare. Tale presunzione ha superato il vaglio della Corte costituzionale anche, da ultimo, nella sentenza n. 331 del 2011. Peraltro, pur in presenza di tale presunzione, il giudice si è preso la briga di motivare sulla concreta pericolosità sociale del deputato Cosentino e sulla conseguente possibilità di reiterazione del reato. La sentenza della I sezione penale della Corte di cassazione del 2010 con cui è stata respinta l'impugnazione cautelare di Cosentino è poi significativa per escludere ogni fumus persecutionis, proprio perché si è mantenuta sui profili di legittimità.
In conclusione, il deputato Cosentino è chiamato a spiegare chi fosse Di Caterino, dietro il quale c'era il clan dei Russo, a sua volta d'accordo con gli Schiavone per la costruzione del centro commerciale: il collega Cosentino deve dunque spiegare perché sentì il bisogno di intervenire in tale contesto.

Maurizio TURCO (PD) ancora non sa come voterà. Continuerà ad ascoltare gli interventi per trarne elementi di giudizio. È certo che le condotte dell'onorevole Cosentino sono state inopportune. Non di meno, osserva che sui casalesi sono stati scritti capitoli importanti e definitivi nelle sentenze Spartacus 1 e 2 e Gomorra. In questi provvedimenti, tuttavia, Cosentino non appare mai, ciò che lo indurrebbe ad attendere l'esito del processo che è in corso davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Svolte ampie considerazioni sui meccanismi di funzionamento dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario e domandatosi come sia possibile che Francesco Schiavone, detto Sandokan, ancora comandi il suo clan da un regime detentivo di estremo rigore, invita i componenti a riflettere sull'argomento. Non si è pentito di aver votato a suo tempo per l'arresto dell'onorevole Alfonso Papa, e lo rifarebbe oggi se disponesse delle stesse informazioni di allora. Certo è che lo sviluppo successivo ha mostrato che l'onorevole Papa porta addebiti molto meno gravi di quelli mossi oggi all'onorevole Cosentino. È ben vero che in certi ambienti taluni comportamenti hanno significati univoci, ma oggi non si dichiara ancora persuaso della necessità di disporre l'arresto del collega Cosentino, soprattutto alla luce della circostanza che, in definitiva, tutto muove dalle dichiarazioni del pentito Vassallo, rispetto alle quali non ha rinvenuto riscontri oggettivi.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, nessun altro chiedendo di intervenire in questa seduta, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per domani alle 9.15, precisando che l'esame riprenderà poi alle 15.30 per concludersi comunque con il voto nella giornata di domani.

21 dicembre 2011

Sul processo verbale.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) chiarisce che nella seduta di ieri non aveva inteso sminuire il danno patrimoniale che l'operazione del centro commerciale ha cagionato all'UNICREDIT, che è stato pur sempre superiore al milione di euro, ma solo evidenziare che la complessa gestione dell'erogazione del finanziamento, connotata da elementi pretesamente illeciti e addebitata all'onorevole Cosentino, non ha poi raggiunto l'obiettivo che si proponeva.

Roberto CASSINELLI (PdL) chiarisce che nella seduta di ieri, quando ha fatto riferimento all'esigenza che la Giunta verifichi la sussistenza delle necessità cautelari, intendeva tale verifica nell'ambito della ricerca di un eventuale fumus persecutionis.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, prende atto delle precisazioni rese.

Domanda di autorizzazione all'esecuzione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Cosentino (doc. IV, n. 26).

(Seguito dell'esame e rinvio).

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, avverte che proprio stamane l'onorevole Cosentino ha fatto pervenire copie di sue istanze volte allo svolgimento di dichiarazioni spontanee innanzi all'autorità giudiziaria di Napoli. Le istanze di cui è pervenuta copia sono datate rispettivamente 21 ottobre 2008, 12 novembre 2008 e 23 ottobre 2009. Si tratta di istanze relative all'inchiesta nell'ambito della quale è pervenuta la domanda di arresto nel 2009, inerenti quindi al procedimento di cui la Camera ebbe ad occuparsi due anni fa. L'onorevole Cosentino ha altresì depositato i verbali di interrogatorio dei coindagati Cristofaro Zara, Nicola Di Caterino e Alfredo Protino. Copia del materiale è stata consegnata immediatamente al relatore ed è a disposizione dei membri della Giunta.

Maurizio PANIZ (PdL), relatore, intende rimarcare il fatto, a suo avviso molto significativo, che le tre istanze volte allo svolgimento di dichiarazioni spontanee fatte pervenire alla Giunta dall'onorevole Cosentino non hanno avuto seguito. Sebbene tali istanze siano formalmente riferite al procedimento penale di cui la Camera si è già occupata in passato, esse rivestono comunque una notevole importanza con riferimento al procedimento in esame, essendo quest'ultimo legato al primo da un rapporto di stretta connessione. È infatti richiamato nel merito il contenuto delle dichiarazioni rese nell'ambito della precedente inchiesta. Sottolinea inoltre come nella richiesta della custodia cautelare non vi sia alcun cenno alle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio dai coindagati Cristofaro Zara, Nicola Di Caterino e Alfredo Protino, che invece avrebbero dovuto trovare un adeguato riscontro. In particolare, ritiene che dovevano essere approfondite le dichiarazioni del Protino circa l'incontro avvenuto nella sede dell'UNICREDIT. La partecipazione dell'onorevole Cosentino in tale sede, infatti, sarebbe stata, secondo gli inquirenti, indispensabile ai fini del rilascio del finanziamento. Sicché la versione del Protino su tale incontro - che scagiona completamente il deputato Cosentino - assume un rilievo centrale; senza contare che i magistrati su tale circostanza non hanno neanche sentito l'onorevole Cesaro. Ritiene che nell'ordinanza di custodia cautelare non sia stato dato adeguato rilievo alle deposizioni dello Zara, il quale ha dichiarato che il succitato incontro è stato organizzato esclusivamente per ragioni elettorali promosse dal Santocchio, che aveva interesse ad arrivare a Cosentino per accreditarsi sul piano politico. Anche le dichiarazioni del Di Caterino smentiscono totalmente il preteso ruolo chiave svolto dall'onorevole Cosentino nella vicenda legata alla realizzazione del centro commerciale: rileva con sorpresa come nell'ordinanza non vi sia il minimo accenno a tali profili. Riferendosi poi all'ordine dei lavori della Giunta, sottolinea l'importanza della documentazione fatta pervenire dall'onorevole Cosentino ai fini delle conclusioni che ha già rassegnato nella seduta del 14 dicembre 2011, non credendo necessario estendere i tempi già concordati per l'esame della domanda.

Marilena SAMPERI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, sottolinea come le copie delle richieste di audizione spontanea oggi esibite si riferiscano al vecchio procedimento e non al nuovo. Pone l'accento inoltre sulla possibilità prevista dall'articolo 374 del codice di procedura penale, per l'indagato, di presentarsi direttamente al pubblico ministero, senza formalità. Non comprende poi i rilievi del relatore inerenti alle pretese manchevolezze dell'ordinanza di custodia cautelare, la quale non avrebbe preso in considerazione gli interrogatori dei coindagati. La circostanza, viceversa, si spiega per ovvi motivi cronologici, essendo costoro stati tratti in arresto il 6 dicembre e interrogati il 10 dicembre, dopo la stesura dell'ordinanza cautelare eseguita nei loro confronti.

Vincenzo D'ANNA (PT) ritiene utile segnalare ai membri della Giunta che dal quotidiano «Il Mattino» di oggi risulta che l'onorevole Cosentino è stato sentito ieri dall'autorità giudiziaria di Napoli.

Antonino LO PRESTI (FLpTP) crede che i rilievi del relatore non cambino la situazione: se vi sono dei coindagati che rendono dichiarazioni a discarico dell'onorevole Cosentino, vi sono altresì persone indagate che ne rendono a suo carico. Non è dunque nella sola qualità di indagato o di coindagato che si può ricercare la credibilità di un dichiarante, rimanendo tale profilo attribuito al libero convincimento del giudice. Inoltre, dal momento che l'onorevole Cosentino è stato ascoltato dall'autorità giudiziaria, gli pare venire a cadere uno degli elementi in cui si sostanzierebbe il fumus persecutionis nei suoi confronti.

Mario PEPE (Misto-R-A), apprezzata l'onestà intellettuale del deputato Maurizio Turco, che si è pentito di aver votato in favore dell'arresto di Alfonso Papa, constata come il Parlamento viva in un clima da «cittadella assediata», dalla magistratura, da un lato, e dalla stampa e dall'opinione pubblica dall'altro. A suo avviso, la domanda in esame rappresenta un ulteriore tentativo di persecuzione messo in atto dai giudici nell'ambito di un contesto politico profondamente mutato rispetto a quello nel quale venne avanzata la precedente richiesta che fu respinta dalla Camera.
Conosce personalmente alcuni indagati nel procedimento nel quale è coinvolto l'onorevole Cosentino in ragione del ruolo di commissario provinciale di Forza Italia da lui svolto nella provincia di Salerno. A tal proposito, dichiara che il dottor Zara è un brillante funzionario dell'UNICREDIT, marito di un importante magistrato della zona, la dottoressa Chirico: gli sembra inverosimile che una simile persona possa avere interesse a fare affari con i casalesi. Rammenta inoltre che l'ufficio dello Zara era un punto di riferimento per gli imprenditori locali che, all'epoca cui si riferiscono i fatti, si rivolgevano a lui più per pratiche relative al recupero crediti, materia in cui è specializzato, che per ottenere finanziamenti. Il Santocchio, altro coindagato, è cognato dello Zara, nonché stimato avvocato con la passione della politica: questi infatti è stato uno dei fondatori di Forza Italia nella provincia di Salerno, candidato alle regionali del 1995 e suo valido collaboratore. Con il suo intervento si augura di aver fornito alla Giunta elementi di conoscenza e di valutazione utili a scongiurare il rischio che alcuni colleghi aderiscano al «teorema» della presunzione di colpevolezza dell'onorevole Cosentino, che sarebbe applicabile allora anche agli altri esponenti politici che, come lui, si trovano ad operare in certe zone del Paese, per il solo fatto di vivere in zone del paese con una forte connotazione camorristica.

Federico PALOMBA (IdV), a proposito dell'ultima affermazione dell'onorevole Mario Pepe, lo invita ad attenersi strettamente alle dichiarazioni da lui rese nella precedente seduta, nella quale aveva evidenziato gli elementi che gli sembrano sostanziare le prove del concorso morale dell'onorevole Cosentino nella commissione dei reati per i quali è imputato. Peraltro, giudica inesatta la ricostruzione del pensiero del collega Turco: questi non si è affatto pentito di aver votato a favore dell'arresto di Alfonso Papa, ma ha solo puntualizzato che - pur rimanendo convinto di quella scelta nella situazione allora data - con il senno di poi avrebbe svolto valutazioni parzialmente diverse. Alla luce del supplemento di relazione doverosamente svolto dall'onorevole Paniz, ritiene che l'intero quadro accusatorio sia sostanzialmente confermato. Preso altresì atto che nessuno chiede di prolungare i tempi di esame della domanda in titolo, ribadisce che voterà contro la proposta del relatore.

Vincenzo D'ANNA (PT), parlando per una breve precisazione, espone che l'interrogatorio dell'onorevole Cosentino sarebbe durato quattro ore e mezza e avrebbe avuto, stando alle notizie di stampa, ad oggetto solo due episodi a fronte dei numerosi capi di accusa che lo riguardano. Si domanda se ciò non sia indizio della propensione di una certa parte della magistratura all'uso della carcerazione preventiva come strumento per condizionare l'inquisito. Evidenzia inoltre come il caso Cosentino venga già strumentalizzato in sede locale a fini politici da parte di alcune forze avverse al Popolo della Libertà.

Jole SANTELLI (PdL) contesta quanto ascoltato dai colleghi Lo Presti e Palomba, stante l'ovvia identità sostanziale tra il materiale sottoposto oggi all'esame della Giunta e quello inviato a supporto della domanda di arresto avanzata nel 2009. La diversità fra i procedimenti dovrebbe invece risultare da fatti nuovi, oggetto di precise contestazioni penali, le quali invece mancano del tutto. D'altronde lo stesso giudice per le indagini preliminari ammette che si tratta degli stessi fatti, coevi a quelli già considerati nella precedente richiesta cautelare, semplicemente reinterpretati e ricostruiti secondo un nuovo contesto. La realtà è che, fiutando l'aria, i magistrati pensano di poter ottenere nel dicembre 2011 quello che non gli fu consentito nel dicembre 2009.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, poiché stanno per avere inizio votazioni nominali in Assemblea, sospende la seduta, avvertendo che essa riprenderà alle ore 15.30 o comunque al termine delle predette votazioni, restando inteso che l'esame della domanda si concluderà, secondo le intese già intercorse, nel pomeriggio.

La seduta sospesa alle 10.10 è ripresa alle 15.35.

Vincenzo D'ANNA (PT), parlando sull'ordine dei lavori, chiede che l'esame sia rinviato per consentire a tutti i membri di compulsare col tempo sufficiente la documentazione oggi pervenuta dal deputato Cosentino.

Federico PALOMBA (IdV) trova scorretta la proposta che ha appena ascoltato, alla luce dell'unanime accordo di concludere l'esame oggi, confermato ancora stamane.

Donatella FERRANTI (PD) è contraria a qualsiasi ipotesi di rinvio e si dichiara pronta a continuare la discussione fino a sera inoltrata.

Pierluigi MANTINI (UdCpTP) trova inopportuna l'ipotesi di un rinvio, al più accetterebbe di concludere l'esame domani.

Maurizio PANIZ (PdL) osserva che sarebbe ragionevole rinviare il voto almeno al termine dell'audizione in corso presso la Commissione Giustizia del Ministro Severino, cui stanno partecipando diversi componenti.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, precisato che non vi è gerarchia o precedenza tra i lavori dei vari organismi parlamentari che hanno compiti referenti, dà la parola sul merito al deputato Maurizio Turco. Nel frattempo si augura che sopraggiungano i deputati impegnati nella Commissione Giustizia.

Maurizio TURCO (PD) ha consultato nel poco tempo che ha avuto a disposizione i documenti presentati oggi dal deputato Cosentino. Cita alcuni passaggi dell'interrogatorio del coindagato Zara, a suo avviso particolarmente significativi. Ad esempio, con riferimento a Mauro La Rocca, emerge che, avendo questi ottenuto le attestazioni necessarie per curare la costruzione di una caserma dei Carabinieri, egli dovrebbe essere difficilmente ritenuto un colluso con la camorra, salvo ad estendere le indagini a chi quelle attestazioni gli ha rilasciato. Peraltro osserva che l'interrogatorio reso dal La Rocca dopo il suo arresto ha contenuti analoghi a quello reso in precedenza, sicché non si spiega per quale motivo il magistrato, nell'ordinanza custodiale, non vi abbia fatto riferimento.

Giuseppe CONSOLO (FLpTP), interrompendo, sottolinea che La Rocca è anch'egli ristretto in custodia cautelare.

Maurizio TURCO (PD) replica di non aver fatto riferimento al La Rocca come a una persona di specchiata moralità ma solo al fatto che questi godesse di credenziali imprenditoriali con la pubblica amministrazione. Quanto poi all'incontro avvenuto nella sede dell'UNICREDIT, al quale ha preso parte il deputato Cosentino, lo Zara - presunto complice e accusatore del Cosentino stesso - ha dichiarato che nella circostanza non si affrontò il tema del centro commerciale.

Dopo interventi sull'ordine dei lavori dei deputati Maurizio PANIZ (PdL), Antonino LO PRESTI (FLpTP), Donatella FERRANTI (PD), Anna ROSSOMANDO (PD), Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) e Pierluigi MANTINI (UdCpTP), Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, avverte che sulla proposta di rinvio dell'esame del deputato D'Anna darà la parola a un deputato a favore e a uno contro.

Francesco Paolo SISTO (PdL), parlando a favore, richiama l'attenzione dei componenti sul fatto che non si tratta di una mera questione politica, ma della libertà personale di un deputato. L'esame quindi non può essere costretto in spazi angusti e ciascun membro della Giunta deve essere messo in grado di chiarire il proprio pensiero e di fare appello alla propria coscienza. La documentazione oggi pervenuta non è poi l'unico materiale integrativo di cui si dovrebbe tener conto, essendo noto dai giornali - come accennato stamane dal collega D'Anna - che il Cosentino ha reso un interrogatorio presso l'autorità giudiziaria, i contenuti del quale non sono parificabili alla deposizione presso la Giunta avvenuta il 15 dicembre scorso.

Federico PALOMBA (IdV), parlando contro, rimarca la scorrettezza dei colleghi del gruppo del Popolo della Libertà, nessuno dei quali, neanche stamane, aveva proposto un rinvio. Inoltre, il deputato Cosentino avrebbe avuto tutto il tempo di depositare nei giorni scorsi documenti integrativi, e non solo il giorno della votazione in Giunta, senza contare che le sue istanze di essere ascoltato dalla magistratura afferiscono alla vecchia inchiesta e quindi sono del tutto ininfluenti sull'esame odierno.

La Giunta, per 11 voti a 10, approva la proposta di rinvio dell'onorevole D'Anna.

Dopo ulteriori interventi sull'ordine dei lavori dei deputati Marilena SAMPERI (PD), Maurizio PANIZ (PdL), Antonino LO PRESTI (FLpTP) e Antonio LEONE (PdL), Federico PALOMBA (IdV) dichiara che abbandonerà i lavori della Giunta.

(Il deputato Palomba si allontana dall'aula).

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, poiché il termine regolamentare di trenta giorni per l'esame in sede referente della domanda in titolo verrà a scadere il 5 gennaio 2012, constatata l'unanimità dei presenti, avverte che chiederà al Presidente della Camera che il predetto termine sia prorogato al 10 gennaio 2012, restando inteso che in tale data, alle ore 14, si procederà alla sola votazione sulla proposta di diniego dell'autorizzazione formulata dal relatore, onorevole Paniz, mentre eventuali ulteriori dichiarazioni di voto, redatte per iscritto, saranno depositate presso la presidenza. Avverte altresì che chiederà al Presidente della Camera di iscrivere la conseguente relazione all'ordine del giorno dell'Assemblea nella prima seduta utile con votazioni della medesima settimana.

(Così rimane stabilito).

10 gennaio 2012

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, rammenta che in data 21 dicembre 2011 la Giunta, all'unanimità dei presenti, ha deliberato di domandare al Presidente della Camera una proroga del termine dei trenta giorni per decidere sulla domanda di autorizzazione all'esecuzione della custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Cosentino.
Avverte che - come richiesto dalla Giunta stessa - il Presidente della Camera ha concesso la proroga sino a oggi, 10 gennaio 2012, data nella quale la Giunta ha concordato di svolgere la relativa votazione alle ore 14, rimanendo possibile depositare agli atti dichiarazioni di voto scritte.
Fa altresì presente che - come è stato comunicato ai membri della Giunta nella giornata di ieri - in data 7 gennaio 2012 è stata trasmessa alla Camera copia dell'ordinanza del tribunale penale di Napoli con cui la sezione del Riesame ha rigettato il ricorso dell'onorevole Cosentino avverso il provvedimento - emanato dal GIP, dottoressa Pilla - di custodia cautelare in carcere. Il documento, secondo quanto concordato con il Presidente della Camera, è entrato a far parte del materiale disponibile alla Giunta ed è da ieri a disposizione dei componenti nonché, oggi, in distribuzione.
Nella giornata di ieri inoltre il deputato Cosentino, tramite la sua segreteria personale, ha fatto pervenire una nuova memoria, di cui ugualmente è stata data notizia ieri ai colleghi e che, sempre da ieri, è a disposizione dei membri della Giunta.
Occorre quindi passare al voto sulla proposta di diniego dell'autorizzazione formulata dal relatore Paniz.

Mario PEPE (Misto-R-A) chiede che la votazione sia rinviata alle ore 16 al fine di consentirgli di completare la lettura dell'ordinanza con la quale il tribunale di Napoli ha rigettato l'istanza di riesame proposta dall'onorevole Cosentino nonché della nuova memoria presentata da quest'ultimo, trattandosi di atti piuttosto corposi.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, precisato che il termine di conclusione dell'esame, già prorogato ad oggi, non è in alcun modo suscettibile di ulteriore differimento (e che dunque eventuali richieste in questo senso sarebbero da lui certamente dichiarate inammissibili), chiede al collega Pepe, alla luce di quanto concordato nella seduta del 21 dicembre scorso, di non insistere sulla proposta di differimento del termine della votazione testé avanzata. Ciò anche in considerazione del fatto che l'ulteriore documentazione pervenuta - già da ieri, come detto, a disposizione dei colleghi - consiste di materiali non necessari alla deliberazione della Giunta (ed in questo senso ininfluenti), ossia un provvedimento proveniente da un'autorità giudiziaria diversa da quella che ha richiesto l'autorizzazione in titolo e di una memoria i cui contenuti riproducono quanto già rappresentato dall'onorevole Cosentino nel corso della sua audizione.

Dopo che Mario PEPE (Misto-R-A) ha sottolineato come la sua richiesta abbia ad oggetto solo un rinvio del voto di un paio d'ore, Francesco Paolo SISTO (PdL) si associa alla richiesta del collega Pepe, essendo stato impossibilitato a prendere visione degli atti prima della seduta odierna per evidenti ragioni di salute.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, ritiene di poter accedere alla richiesta di un breve rinvio della votazione, fermo restando che questa dovrà intervenire comunque nella giornata odierna.

Marilena SAMPERI (PD) ritiene che un differimento del voto, anche se limitato, non farebbe che alimentare l'attesa mediatica e sarebbe quindi controproducente anche per la parte che lo propone. Peraltro la documentazione ulteriore non contiene alcun elemento di novità rispetto agli atti a disposizione della Giunta.

Maurizio PANIZ (PdL), relatore, sottolineato come la richiesta di rinvio non sia stata avanzata dal relatore, che si è invece posto nelle condizioni per assicurare che la deliberazione potesse aver luogo nell'orario già pattuito, assicura che l'impegno assunto dal suo gruppo a svolgere la votazione nella giornata odierna sarà certamente rispettato.

Federico PALOMBA (IdV) esprime profonda irritazione per l'ulteriore richiesta di rinvio formulata dal collega Pepe, che segue ad un'altra già avanzata prima della sospensione dei lavori per la pausa festiva. Si oppone inoltre fermamente all'idea che l'arrivo in Giunta di ulteriore documentazione, assolutamente non necessaria, né richiesta - e che anzi, a suo avviso, non doveva neppure essere trasmessa - possa di per sé giustificare proposte di dilazione dei tempi di conclusione dei lavori della Giunta.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, accede conclusivamente alla proposta di un breve rinvio della votazione, avvertendo che ad essa si darà luogo alle ore 16 e che il testo scritto di eventuali dichiarazioni di voto sarà pubblicato in allegato al resoconto della seduta.

La seduta, sospesa alle 14.25, è ripresa alle 16.10.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, preso atto che è stato depositato il testo scritto delle dichiarazioni di voto degli onorevoli Maurizio Turco e Sisto, indìce la votazione sulla proposta di diniego dell'autorizzazione, formulata dal relatore Paniz.

La Giunta, con 11 voti contrari e 10 favorevoli, respinge la proposta di diniego dell'autorizzazione, intendendosi conseguentemente approvata la proposta di concessione. Conferisce quindi mandato alla deputata Samperi di predisporre in tal senso la relazione per l'Assemblea.

Jole SANTELLI (PdL) preannuncia la presentazione di una relazione di minoranza.

Frontespizio